Carissimi tutti,
poco a poco scende la notte e la setta che è appena
dall’altra parte della strada ha già cominciato a sbraitare e continueranno
fino alla fine della notte. Ci siamo chiesti se per loro Dio è sordo e non
sente per cui occorre gridare sempre. Veramente non è difficile pensare che la
religione sia un “oppio” che fa dimenticare tutto e tanto è da dimenticare in
questa situazione oppure ci vuole poco per lasciarsi illudere da promesse che
possono cambiare la vita.
Oggi giornata molto bella e significativa. Abbiamo iniziato
con la messa coi padri poi abbiamo conosciuto Donato un italiano di 35 anni che
dal 2006 è qui, partito dopo la laurea in ingegneria, ora ha un’impresa di
costruzione e dice di avere molto lavoro anche se occorre adattarsi. Il mondo è
veramente piccolo e gente particolare ne trovi ovunque.
Poi un giro per la città passando dal porto dove dovremo
attraversare il fiume verso Brazzaville e una sosta dopo aver percorso il
boulevars 30 giugno al mausoleo di Kabila padre, il cuore della città là dove
si celebra la liberazione dopo la dittatura di Mobutu. Davanti a quel mausoleo
abbiamo ascoltato il racconto di una versione della storia che poi viaggiando
le suore ci hanno un poco ritoccato con lo sguardo dal basso, quello della
gente che spesso i cambiamenti semplicemente li subisce senza notare troppi
miglioramenti. Certamente però qualcosa si è fatto e in alcuni luoghi qualcosa
è cambiato e tutto ciò almeno un poco fa sperare.
Dopo un bagno di cose grandiose discesa e risalita di alcune
colline per arrivare alla collina di Kimuenza passando davanti alla città dei
gesuiti là dove Paul Gilbert il professore di Luca veniva spesso a dare corsi.
Un posto bellissimo, una città universitaria una vera speranza per il futuro di
questo paese. Su questa stessa collina ci sono molte case di formazione tra cui
quella delle suore di S. Giuseppe, struttura molto bella divisa tra
postulantato e noviziato, un’oasi di pace curata e accogliente. Un luogo anche
di lavoro manuale, sembra una piccola azienda in cui tanto lavoro è pensato e
fatto per rendere autonome le future comunità di suore: un allevamento di
galline, qualche maiale, conigli e un grande orto con un po’ di tutto in parte
da vendere e in parte da consumare durante l’anno. Sono questi i piccoli segni
che costruiscono futuro, un futuro che parte dalle cose semplici e dal mettere
insieme un’esperienza di fede con il rimboccarsi le maniche in un luogo in cui
sarebbe facile dire che tanto non si può fare nulla perché tutto va male. Forse
è proprio la fede che sostiene l’impegno e ci colpiva come la visita al luogo è
cominciata in cappella, semplice ma molto curata.
Un lauto pranzo e qualche buona risata hanno accompagnato il
tempo insieme e poi partenza per ritornare qui a Limete. Prima di partire fa
sorridere la consultazione che avviene per decidere dove passare per evitare i
luoghi di traffico impossibile. Abbiamo scelto una strada secondaria quasi
impraticabile, ci vuole sangue freddo e capacità nel passare in luoghi in cui
con una moto non sarebbe scontato passare senza infilarsi in buche o zone
troppo sabbiose. E dire che non è ancora cominciata la pioggia che renderà le
strade ancora peggio di quello che sono.
Ora dopo un po’ di bucato, la preghiera insieme e la cena
chiacchieriamo un po’ ma a nanna presto, qui il mattino si comincia presto e il
caldo del giorno piega i nostri fisici.
È appena andata via la luce per cui non sappiamo se
riusciremo a spedire… “c’est l’Afrique!” anche se qui è già molto molto diverso
che fuori del portone…
Buona notte a tutti
Kimuebza "l'orto" |
La strada |
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