Carissimi tutti
Siamo a Brazzaville e dopo aver passato il fiume, vorremmo
dire: “meno male!” L’uscita dal Congo è stata un’odissea estenuante e assurda.
Il partire da un luogo, anche se non ci si è fermato non per
molto, è sempre un momento strano. Da un lato la voglia di ripartire, di
muoversi e di avvicinarsi casa, dall’altro la fatica di salutare persone che in
così pochi giorni hanno saputo entrare nei nostri cuori con la loro semplicità,
immediatezza e gentilezza. Non dimenticheremo i giorni passati con la comunità
di Limete e le altre comunità di suore che abbiamo conosciuto.
Come al solito prima di partire c’è stato il rito delle
foto. Non solo a noi, ma anche alle nostre moto. Ci è sembrato di ritornare a
Mora nel 2011 quando suor Justine e Berte non solo avevano fotografato le
nostre moto ma avevano voluto farsi fotografare cavalcandole.
Il tragitto verso il porto è stato breve e facile visto il
traffico di sabato. Arrivati ai cancelli degli uffici abbiamo per prima cosa
visto le nostre moto disinfestate non tanto dalla tanta polvere che hanno accumulato,
ma da fantomatici batteri. Risultato: le moto ancora più sporche ma profumate
di cloro come se fossero uscite dalla piscina.
Noi credevamo che questa fosse la sola stranezza che avrebbe
ritardato la nostra uscita dal Congo, ma non sapevamo cosa ci stava per
succedere. Dopo l’ultimo timbro fatto sui nostri fogli, abbiamo cominciato a
spostare le nostre moto davanti ai due cancelli che ci dividevano dalle barche
che avrebbero dovuto portarci a Brazzaville. Una volta eravamo proprio a 50 cm
dalla salvezza e ci siamo visti rifiutare il passaggio per una ragione che non
abbiamo capito. Una cosa che ci ha colpito è che aspetti per tantissimo tempo
una decisione e poi quando arriva bisogna fare velocissimi prima che qualcuno
cambi idea e chiuda quella finestra che si era aperta. Non ci sono ragioni
evidenti e chiare, quando ti dicono sì, vai finché puoi perché altrimenti resti
a piedi. E così è successo a noi. Dopo aver spostato le moto parecchie volte,
tutto si è fermato perché c’era il ministro congolese (Brazzaville) che era
venuto in visita ufficiale. Risultato abbiamo visto la sfilata ma abbiamo perso
più di un’ora. Dopo questo pensavamo che tutto sarebbe stato semplice. In
realtà due capi di ufficio si sono messi a bisticciare tra loro sul luogo dove
noi avremmo dovuto imbarcare le moto e così abbiamo dovuto aspettare ancora più
di un’ora per alla fine spostarci al porto commerciale per imbarcare le moto e
poi ritornare per imbarcarci su un’altra barca. Meno male che abbiamo potuto
controllare l’imbarco delle moto perché le avrebbero danneggiate dovendole
sollevare di peso e farle scendere su una scalinata. Alla fine dopo più di sei
ore riusciamo ad imbarcare le moto e poi noi non senza esserci arrabbiati un po’
con alcune guardie.
Ci ha fatto male vedere negli occhi di suor Marthe e suor
Wivine la tristezza difronte al corruzione e alla disfunzione totale del loro
proprio paese. Loro come tante altre persone di buona volontà non si meritano
un stato così mal concio. È normale che chi può se ne va perché sembra
impossibile poter far cambiare le cose. Se ci sarà un cambiamento non avverrà
sicuramente dall’alto, ma dalla buona volontà del basso. È anche vero che tutto
questo crea un malcontento che nel momento in cui scoppia diventa molto
difficile da gestire e crea molta violenza. Speriamo soprattutto per le tante
persone che avrebbero voglia di cambiare e creare un paese nuovo.
Una volta arrivati a Brazzaville avevamo suor Agnese che ci
aspettava. Veramente era dalle 9 del mattino che ci aspettava. Non è stato per
nulla difficile espletare le formalità e uscire dalla dogana con le moto. Arrivate
alla parrocchia che ci ospita abbiamo ancora dovuto mercanteggiare il prezzo
per l’auto che domani porterà Giovanni, Dino e Maurilio a Pointe Noire. Ce la
siamo cavata con un buon prezzo.
Adesso andiamo a dormire perché domani partiamo alle 6 e
abbiamo 500 km che ci aspettano con 150 di pista. Dicono che la strada è bella.
Vedremo.
La morale della giornata: Speriamo che l’inferno sia gestito
dall’amministrazione congolese perché vorrebbe dire che nulla funziona e che
quindi nemmeno le pene. Suor Marthe ripeteva anche un detto africano: quando
due elefanti bisticciano, chi ci rimette è sempre l’erba.
Con questo vi lasciamo e vi auguriamo buona notte.
A domani.
Carissimi tutti
Siamo a Brazzaville e dopo aver passato il fiume, vorremmo
dire: “meno male!” L’uscita dal Congo è stata un’odissea estenuante e assurda.
Il partire da un luogo, anche se non ci si è fermato non per
molto, è sempre un momento strano. Da un lato la voglia di ripartire, di
muoversi e di avvicinarsi casa, dall’altro la fatica di salutare persone che in
così pochi giorni hanno saputo entrare nei nostri cuori con la loro semplicità,
immediatezza e gentilezza. Non dimenticheremo i giorni passati con la comunità
di Limete e le altre comunità di suore che abbiamo conosciuto.
Come al solito prima di partire c’è stato il rito delle
foto. Non solo a noi, ma anche alle nostre moto. Ci è sembrato di ritornare a
Mora nel 2011 quando suor Justine e Berte non solo avevano fotografato le
nostre moto ma avevano voluto farsi fotografare cavalcandole.
Il tragitto verso il porto è stato breve e facile visto il
traffico di sabato. Arrivati ai cancelli degli uffici abbiamo per prima cosa
visto le nostre moto disinfestate non tanto dalla tanta polvere che hanno accumulato,
ma da fantomatici batteri. Risultato: le moto ancora più sporche ma profumate
di cloro come se fossero uscite dalla piscina.
Noi credevamo che questa fosse la sola stranezza che avrebbe
ritardato la nostra uscita dal Congo, ma non sapevamo cosa ci stava per
succedere. Dopo l’ultimo timbro fatto sui nostri fogli, abbiamo cominciato a
spostare le nostre moto davanti ai due cancelli che ci dividevano dalle barche
che avrebbero dovuto portarci a Brazzaville. Una volta eravamo proprio a 50 cm
dalla salvezza e ci siamo visti rifiutare il passaggio per una ragione che non
abbiamo capito. Una cosa che ci ha colpito è che aspetti per tantissimo tempo
una decisione e poi quando arriva bisogna fare velocissimi prima che qualcuno
cambi idea e chiuda quella finestra che si era aperta. Non ci sono ragioni
evidenti e chiare, quando ti dicono sì, vai finché puoi perché altrimenti resti
a piedi. E così è successo a noi. Dopo aver spostato le moto parecchie volte,
tutto si è fermato perché c’era il ministro congolese (Brazzaville) che era
venuto in visita ufficiale. Risultato abbiamo visto la sfilata ma abbiamo perso
più di un’ora. Dopo questo pensavamo che tutto sarebbe stato semplice. In
realtà due capi di ufficio si sono messi a bisticciare tra loro sul luogo dove
noi avremmo dovuto imbarcare le moto e così abbiamo dovuto aspettare ancora più
di un’ora per alla fine spostarci al porto commerciale per imbarcare le moto e
poi ritornare per imbarcarci su un’altra barca. Meno male che abbiamo potuto
controllare l’imbarco delle moto perché le avrebbero danneggiate dovendole
sollevare di peso e farle scendere su una scalinata. Alla fine dopo più di sei
ore riusciamo ad imbarcare le moto e poi noi non senza esserci arrabbiati un po’
con alcune guardie.
Ci ha fatto male vedere negli occhi di suor Marthe e suor
Wivine la tristezza difronte al corruzione e alla disfunzione totale del loro
proprio paese. Loro come tante altre persone di buona volontà non si meritano
un stato così mal concio. È normale che chi può se ne va perché sembra
impossibile poter far cambiare le cose. Se ci sarà un cambiamento non avverrà
sicuramente dall’alto, ma dalla buona volontà del basso. È anche vero che tutto
questo crea un malcontento che nel momento in cui scoppia diventa molto
difficile da gestire e crea molta violenza. Speriamo soprattutto per le tante
persone che avrebbero voglia di cambiare e creare un paese nuovo.
Una volta arrivati a Brazzaville avevamo suor Agnese che ci
aspettava. Veramente era dalle 9 del mattino che ci aspettava. Non è stato per
nulla difficile espletare le formalità e uscire dalla dogana con le moto. Arrivate
alla parrocchia che ci ospita abbiamo ancora dovuto mercanteggiare il prezzo
per l’auto che domani porterà Giovanni, Dino e Maurilio a Pointe Noire. Ce la
siamo cavata con un buon prezzo.
Adesso andiamo a dormire perché domani partiamo alle 6 e
abbiamo 500 km che ci aspettano con 150 di pista. Dicono che la strada è bella.
Vedremo.
La morale della giornata: Speriamo che l’inferno sia gestito
dall’amministrazione congolese perché vorrebbe dire che nulla funziona e che
quindi nemmeno le pene. Suor Marthe ripeteva anche un detto africano: quando
due elefanti bisticciano, chi ci rimette è sempre l’erba.
Con questo vi lasciamo e vi auguriamo buona notte.
A domani.
manovre per caricare le moto |
Meglio controllare bene |
In mezzo la traffico di Kinshasa |
Non c'è niente che funziona ma i salva gente vanno legati bene |
Foto di gruppo prima di partire da Limete |
Suor Anne |
Ultimo saluto a suor Marthe e suor Wivine |
salutiamo Kinshasa |
Si guarda Brazzaville con speranza |
Brazzaville |
Foto di gruppo con suor Agnese e padre Brel |
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