mercoledì 30 gennaio 2013

Wadi Halfa

Carissimi tutti,
dovreste vederci, a volte sembra che questo viaggio abbia ogni giorno
un problema nuovo… Speranza e delusione. Ma andiamo per ordine fino ad
arrivare a dove siamo ora: Wadi Halfa, posto dimenticato da tutto e
tutti, anche la voce del Muezin è lontana e attutita.
Lunedì partenza sul battello della disperazione, l’unico che collega
l’Egitto con il Sudan. Un barcone in cui hanno caricato di tutto e
c’era sempre ancora posto. Noi non avendo trovato in prima classe
abbiamo preso la seconda e ci hanno assicurato che avremo viaggiato
con il capitano vicino. Eravamo contenti (Luca in un momento di
illuminazione ha pure compreso dall’arabo che quell’uomo, rivelatosi
poi il capitano doveva essere il sesto della nostra cabina). In
pratica lui era il capitano della nave e noi abbiamo dormito vicino
alla cabina di pilotaggio ma… all’aperto in pieno vento non però in
mezzo all’umanità che stava sotto. L’esperienza è stata quella di
portare in cuore tutti i viaggiatori che sulle carrette del mare (la
nostra non era meglio, unica cosa buona il sonar che segnala il
passaggio tra i vari scogli che il lago Naser nasconde) cercano di
arrivare sulle nostre coste. Eravamo al freddo, al vento con poca roba
perché sapevamo che doveva essere una nave non troppo bella ma
certamente non così. Abbiamo riso, cantato, condiviso sensazioni ma
nella gioia di saperci partiti. Dopo la notte l’alba sul Nilo con poco
di romantico e tanta voglia di arrivare. Sosta sul confine delle acque
sudanesi e poi finalmente attracco a Wadi Haifa lontano da tutto e da
tutti ma a terra.
Non eravamo soli come stranieri c’erano altre venti persone tra belgi,
asiatici e francesi segno che il Sudan è attrazione e come ci dicevano
sicuro nelle strade. E questo ci è sembrato vero dopo il marasma
generale dell’Egitto. Qui la gente non grida sorride e parecchi al
vederci entrare in dogana ci hanno salutato con un benvenuto cordiale.
Breve tratto in taxi, un Land Rover di quarant’anni fa con altra gente
e con la partenza a spinta, forse non aveva neanche la batteria.
Il nostro Hotel, l’unico del paese offre ben poche stelle… ma va bene
anche così. Fin qui tante volte ci siamo detti, questo è il nostro
viaggiare, tra la gente con pochi confort, eravamo contenti anche dopo
una notte così. Ma…
Ma ieri sera ci hanno comunicato che la nostra chiatta su cui ci sono
le moto, la macchina e altre tre macchine non partirà che domani, il
perché lo decidono loro, in Egitto e nessuno ti dice nulla se non
quando tanto indietro non si ritorna… La coppia della Repubblica Ceca
che abbiamo conosciuto si è disperata un po’ con qualche lacrima. Noi
ci siamo trattenuti da buoni maschietti ma dentro di noi quanta
delusione. Significa che potremo ripartire solo domenica perché
venerdì e sabato qui non si lavora. Del venerdì si capisce del sabato
nessuno ne sa il perché ma è così. Ci siamo detti chissà quando
arriveremo alla fine… Ma tanto non possiamo farci nulla. Il silenzio
regna tra noi abbiamo comprato delle carte per giocare, passeggiamo
tra le case chiacchieriamo, proviamo a pregare anche se non è per
nulla facile. Neanche la messa possiamo celebrare, il vino non si può
trasportare e non si trova nulla di alcolico nel raggio di chilometri
(almeno ufficialmente). Non ci resta che aspettare.
In compenso abbiamo conosciuto un sudafricano di origine italiana con
un austriaco che hanno risalito dal Sud Africa e ci hanno raccontato
delle strade e dei posti. Come sapevamo anzi forse anche meglio… se
solo potessimo partire! Chissà cosa vuol dirci la vita, il buon Dio
con questa attesa, non è un viaggio difficile ma rallentato da cause
esterne imprevedibili e per noi assurde.
In questo momento il vento del deserto soffia e fa muovere la
struttura del riparo da dove scriviamo, ciò che ci sta attorno come
dice Luca sembra “nato vecchio” di bello, ben fatto, curato, rifinito
non c’è nulla e anche il nuovo ai nostri occhi è brutto. Perché questa
situazione? Chissà se ci sarà una risposta in fondo ci sarebbero tante
possibilità per questi posti! È vero che hanno il deserto ma anche
tanta acqua. Ci colpiscono altre due cose, il deserto sta diventando
una pattumiera e così il Nilo, che triste! Inoltre non si vedono donne
eppure quelle viste sul traghetto erano di una fierezza incredibile e
pure dai lineamenti belli.
Come già dicevamo sopra stiamo bene e non c’è da preoccuparsi solo si
aspetta e si fa tardi per i nostri impegni. Vedremo ora siamo nel
mezzo del guado ma già in una situazione in cui si deve avanzare. La
ricchezza del viaggio sta diventando il cercare di sostenerci di
sorridere, di raccontaci aspettando. Sappiamo di essere ricordati e
pensati come amici e davanti al Signore questo ci aiuta.
Speriamo di poter spedire questo messaggio e qualche foto dalla
persona che sta sbrigando le nostre pratiche, un giovane capace e ci
han detto serio ma fa quello che può e il più non dipende da lui.
Vi salutiamo tutti un abbraccio.

domenica 27 gennaio 2013

Carissimi tutti

oggi, dopo una mattinata da panico, siamo sicuri che domani partiamo. Ma andiamo per ordine.
Ieri non abbiamo scritto perchè non sapevamo troppo cosa dirvi. Era stata un'altra giornata all'insegna dell'attesa e delle tante parole dette per niente o forse per aumentare la tensione. Tutto era rimandato a oggi. Giorno della verità.
Sta mattina, dopo un momento di preghiera e la colazione, siamo andati prima alla polizia per avere un attestato in cui si certificava che non avevamo preso nessuna multa percorrendo le strade egiziane. Dovevate vedere l'ufficio. Ci si affacciava a due piccole finestre sul retro di un palazzo, per consegnare le fotocopie dei libretti (egiziani) dei nostri mezzi, per poi ritornare a mezzogiorno per ritirare l'attestato.
Ritornando alla missione abbiamo telefonato a padre Pierino che con Dino era andato al consolato sudanese per cominciare a portare i moduli per i visti. La telefonata ci ha gelato. I visti non si potevano fare se non dopo 3 giorni, poi il fax non funzionava e quindi non avrebbero potuto spedire le richieste a Il Cairo all'Ambasciata Sudanese. Grazie al perfetto arabo di padre Pierino, alla sua conoscenza dei sudanesi (vi è stato per parecchio tempo), e alla sua capacità di persuasione, siamo riusciti a farci dare un appuntamento per le 14 per un interrogatorio. Non vi dico come tutto questo ha freddato ogni nostro entusiasmo. Abbiamo cominciato a pensare a come fare per tornare a casa. Il problema era che le notizie dal nord dell'Egitto non sono molto buone. Le suore che ci hanno accolto ad Alessandria ci hanno detto che c'è ancora parecchia tensione. Il rientro sarebbe stato alquanto difficile.
Alle 14 siamo andati al consolato e dopo un po' di anticamera, abbiamo dovuto rispondere alle classiche domande: siete mai stati in Sudan?, Non siete mai stati in Israele? cosa andate a fare in Sudan?. Di nuovo grazie a padre Pierino la situazione si è sbloccata e abbiamo avuto i visti per il Sudan spendendo anche molto meno del previsto (in Italia ci vogliono 100 dollari, noi ne abbiamo spesi 50).
Dopo questo tutto è stato molto più semplice. L'ottimismo è tornato nei nostri cuori e anche il sorriso sui nostri volti. Il posto sulla chiatta, che l'altro giorno non c'era per la macchina, si è trovato e anche i posti per noi sul traghetto.
Visto questo non si è potuto che andare a comprare della birra in un piccolo chiostro sul lungo Nilo per poter festeggiare a cena. Ci ha colpito che la birra non fosse esposta all'esterno, ma che, dopo la richiesta, la si tirasse fuori da sotto il banco.
Comunque abbiamo brindato sta sera a cena con tutti i padri che ci hanno accolto e ci hanno aiutato a sbrigare di nuovo questa matassa burocratica che sembrava indistricabile. Anche qui, meno male che c'erano loro.
Adesso stiamo aspettando la partenza di domani. Al mattino andremo al porto per far salire i mezzi sulla chiatta e nel pomeriggio (verso le 17) partiremo per Wadi Halfa. Ci aspettano 18 ore di battello sul lago Nasser per arrivare in Sudan.
Claudio, grazie a padre Giuseppe, ha sentito Kartoun che ha assicurato che la strada è buona e sicura. Ci hanno addirittura assicurato che se volessimo fermarci a dormire nel deserto lungo la strada non si sarebbe nessun problema.
Ci sembra strano: nel programmare il viaggio ci sembrava che il Sudan fosse il paese più pericoloso: ora dopo ciò che è successo in Egitto, ci sentiamo più sicuri ad arrivare in Sudan che rimanere qui.
Non sappiamo se nei prossimi giorni riusciremo a scrivere sul blog. Se sarà possibile lo faremo altrimenti pensateci sulle rive del Nilo in cammino verso Kartoun.
Vi ricordiamo tutti e vi ringraziamo di tutto il sostegno. Ci sentiamo proprio accompagnati e sostenuti.
Un abbraccio a tutti

Ecco come si dovrebbero usare le moto. Ma i caschi dove sono?

Chiusi dentro in attesa del secondino

Birra speciale per un momento speciale

Ora possiamo sorridere!

venerdì 25 gennaio 2013


Carissimi tutti

Fino adesso se dovessimo definire questo viaggio lo potremmo chiamare "il viaggio della pazienza".
Oggi è stata un'altra giornata di attesa, ma che, grazie ai padri comboniani, ci ha dato modo di conoscere un altro pezzo di storia di questo stupendo paese che è l'Egitto.
Questa mattina alle 9 siamo partiti con una guida locale alla volta dell'isola di Philae al tempio della dea Iside. Oltre alla maestosità del tempio, ciò che ci ha colpito è da un lato la sua realizzazione nell'antichità, e dall'altro il lavoro che gli italiani hanno fatto per riportarlo alla luce dopo che a causa della prima diga sul Nilo realizzata nel 1902 era stato sommerso dalle acque. Se la prima realizzazione era stata veramente un lavoro faraonico, il secondo non è stata da meno. Hanno costruito una doppia diga attorno alla tempio lunga 850 m e poi l'hanno riempita di sabbia per poter togliere l'acqua e successivamente smontare il tempio e ricostruirlo successivamente su un isola più alta. Il lavoro è durato 8 anni, certo non da paragonare alla prima costruzione, ma, comunque, lavoro ciclopico.
Successivamente siamo saliti sulla nuova diga costruita dai russi negli anni '70. Anche questa una costruzione faraonica che ha dato origine al lago Nasser lungo 500 Km che lunedì navigheremo fino in Sudan a Wadi Halfa. Dalla cima è impressionante vederne l'estensione che si perde all'orizzonte.
Nel pomeriggio siamo andati a visitare il monastero di San Simone costruito nel quarto secolo. Questo fu uno dei luoghi dove nacque il monachesimo cristiano. Adesso è in rovina, anche se accanto ne stanno costruendo uno nuovo molto grande che però non ha ancora monaci.
é strana la senzazione che questa chiesa manda. Da un lato c'è una grandissima tradizione che affonda le sue radici fin dagli inizi del cristianesimo e da dove hanno preso le origini anche le nostre tradizioni monacali, dall'altra i segni della chiesa contemporanea sono alle volte contrassegnati dalla fatica del cammino ecumenico. C'è ancora un altro fatto che ci ha fatto riflettere. I missionari che qui vengono si devono confrontare non solamente con una realtà non cristiana (per esempio il mondo musulmano), ma anche con una chiesa che qui ha resistito e perseverato anche in mezzo ad un mondo ostile e che ha la propria storia scritta e radicata nel più profondo della carne. Forse è per questo che alle volte la volontà di dialogo con il mondo musulmano, viene vista più come un dimenticare o cancellare il sangue o almeno le fatiche di una difficile convivenza, che un rispondere ad un appello evangelico.
Veramente la realtà è sempre più complessa di quella che può apparire anche ad uno sguardo che cerca di essere attento.
L'incontro con questi padri combiniani, come con le suore francescane ad Alessandria e ad Assiut, ci stanno aprendo gli occhi e il cuore su una realtà che, veramente ci era sconosciuta.
In mezzo a tutte queste cose e riflessioni siamo anche riusciti a provare la moto sulla sabbia. Prova un po' deludente, sicuramente anche a causa del pilota.
Scherzi a parte, stiamo bene e non possiamo che continuare a ringraziare della ricchezza che anche questo viaggio ci sta offrendo, per adesso più sedentario che altro, ma che ci ha dato la possibilità di incontrare più in profondità realtà sconosciute e persone molto belle.
Le manifestazioni del Cairo ed Alessandria sono state violente ma ancora contenute. Qui ad Assuan è stato tutto tranquillo.  Speriamo che l'Egitto sappia cercare insieme la sua strada riconoscendo al suo interno le sue diverse anime che gli danno la sua ricchezza e la sua bellezza.
Un abbraccio di cuore a tutti

Abbiamo visto un cartello in cui si diceva che cercano un guardiano per la centrale! Janot vuoi venire?

Che figo!

Attenti a non cadere nel Nilo!

Chi trova un amico trova un tesoro!

Aspettando gli aiuti cosa si può fare?

Visita al tempio di Iside

dedicato agli amici di Piacenza

Quasi quasi ci prendiamo un cammello

giovedì 24 gennaio 2013

Carissimi tutti
dopo due giorni di cammino siamo di nuovo fermi. Lo sapevamo che arrivando ad Assuan dovevamo aspettare di nuovo perchè il traghetto per il Sudan non ci sarà che lunedì mattina. Questo ci darà modo di fare il visto per il Sudan e tutti i documenti per uscire dall'Egitto.
Forse vi chiederete perchè allora siamo venuti giù così velocemente e non abbiamo fatto la strada del deserto bianco e la strada delle oasi. Questa scelta è stata dettata dal fatto che domani c'è l'anniversario della rivoluzione qui in Egitto con le manifestazioni di piazza Taharir. Visto come sono stati questi due anni con la votazione del presidente Morsi e dei problemi legati alla nuova costituzione votata in fretta agli inizi di dicembre, domani dopo la preghiera di mezzo giorno sarà un momento particolarmente caldo e di tensione. Meglio non trovarsi nè nelle città (soprattutto Alessandria e Cairo) nè nel deserto in luoghi poco frequentati.
Qui ad Assuan la tensione è molto minore vista sia la distanza dal nord, sia perchè i nubiani sono molto più moderati rispetto alla parte del nord dove la presenza dei Fratelli Musulmani è molto più alta.
Oggi è stata una giornata di visita al consolato sudanese per vedere che non si lavorava dato che ricorre la festa della nascita di Maometto, e poi di visita all'isola elefantina dove sorge un villaggio nubiano. Ci ha accompagnato un padre comboniano che ci ha fatto fare non proprio un tour turistico tradizionale in mezzo alle case della gente. Abbiamo concluso la giornata con la visita al museo nubiano.
La cultura nubiana - abbiamo scoperto - è una cultura bellissima che ha dato i natali ai faraoni neri. Questa popolazione era e in parte sono i signori del Nilo, esperti della sua navigazione e delle sue sponde. Dopo la costruzione della diga (quella grande degli anni '70) gran parte di loro ha perso la propria terra e si occupano ancora di navigazione con le famose falucche, tipiche imbarcazioni che solgano con estrema eleganza le acque del Nilo.
Vedere le sponde del Nilo e oltre il verde delle palme la sabbia del deserto è molto suggestivo e bello, e fa pensare a come questo corso d'acqua nel corso dei millenni abbia alimentato culture splendide e molto ricche. Si capisce anche perchè il Nilo fosse considerato il primo dio da venerare come colui che dava la vita ad ogni cosa.
Abbiamo finito la giornata ascoltando le vicissitudini di Comboni durante le prime discese del Nilo verso Kartoun e il Sudan. Per arrivare a Kartoun ci impiegava 4 mesi tra navigazione e attraversata del deserto con i convogli. Chi partiva per le missioni, a quei tempi, era votato al martirio già solo per il viaggio che doveva intrapprendere.
Ci hanno ricordato che noi facciamo un po' lo stesso tragitto che fece lui nell'Ottocento. L'andare a rendere visita ai combiniani lungo la strada sarà un po' come pensare a lui e alle sue fatiche e gioie. Tutto questo darà profondità al nostro viaggio sia negli incontri, sia nella riflessione che ci accompagnerà.
Domani Saremo ancora una volta turisti. é molto triste vedere le barche che una volta portavano i turisti attorno al lago Nasser e a fare le crociere sul Nilo ferme e piene di polvere. Ci dicono i padri ormai il turismo non è che il 5% di ciò che c'era negli anni '90-2000 e tutto questo ha dato alla città un aria di dismessa.
Andiamo a dormire stanchi e fiduciosi per il viaggio e pregando e sperando per domani. Preghiamo perchè le giuste dimostrazioni di piazza perchè le cose cambino, non scadano in violenza che, come sempre, non conduce a nulla.
Grazie per il vostro sostegno e per l'amicizia che ci dimostrate.
Un abbraccio a tutti







mercoledì 23 gennaio 2013


Carissimi tutti

Siamo ad Assuan con i padri comboniani a sentire e vedere le notizie dell’Italia.
È da ieri che non abbiamo più scritto, ma dalle suore ad Assiut non c’era internet e quindi non abbiamo potuto collegarci. Tra l’altro la serata è passata a rendere visita alla famiglia di suor Teresina, il sindaco del paese e i padri francescani.
Due giorni incredibili, 1300km circa tra il traffico di ogni città egiziana e deserto puro intervallato dal tentativo di addomesticare il deserto con un po’ d’acqua.
Abbiamo ringraziato di avere con noi Raimon che ci ha guidato e condotti. Ma andiamo in ordine cercando di farvi vivere il nostro vissuto così ricco e bello.
Partenza da Alexandria ancora notte e già con caos e smog almeno per un centinaio di Km poi strada del deserto fino alle porte del Cairo e poi giù verso sud. Il Deserto si è fatto polveroso ma molto scorrevole. I Km sono stati tanti fino ad Assiut dove ci aspettavano le suore in un piccolo villaggio sperduto ai bordi di una montagna molto importante per i cristiani perché la tradizione dice abbiano sostato Maria Giuseppe e Gesù bambino nel tempo della fuga in Egitto. Questa la tradizione ma è imponente il monastero che lì sorge. Il paese, rarità qui è tutto cristiano, per metà ortodosso e per metà copto cattolico. Servito dai frati francescani e dalle suore che già avevamo conosciuto ad Alessandria. Serata di famiglia carica di visite con i nostri occhi che si chiudevano dalla stanchezza ma… come dire di no a queste proposte sapendo di far felici anche solo con un sorriso e un saluto pur senza capirsi in nulla.
L’alto Egitto è ancora molto povero, si ha la sensazione di un paese che si sta sfaldando, un paese meraviglioso in cui tutto si concentra attorno al poco che si può strappare al meraviglioso Nilo.
Oggi sveglia molto presto per la gioia di papà Giovanni e subito strada stretta con un’infinità di dossi artificiali. Meno male che una strada era chiusa e siam saliti verso il deserto attraverso delle gole strette e belle, da banditi!!! Km nel deserto fino a Luxor, ricerca di un po’ di benzina, (meno male che non abbiamo diesel altrimenti si dovrebbero fare infinite code in questo memento!) e una visita veloce alla parte storica che meriterebbe almeno tre giorni ci dicono. Il passaggio lo dovevamo a sr Marcel che tanto ci aveva parlato di questa sua città. Poi ancora deserto dove c’è veramente il nulla assoluto se non polvere, pietre e una striscia di asfalto e dei pali della luce che arriva da Assuan.
Finalmente al tramonto siamo arrivati ad Assuan passando dalla vecchia diga del 1901 fatta dagli scalpellini italiani. Posto incantevole e romantico soprattutto al tramonto del sole. Un po’ di coda a causa della processione per la festa del Natale di Maometto e finalmente arrivo dai padri Comboniani in centro di Assuan.
Accoglienza “maschile” ottima in una casa costruita dal primo successore di Comboni nel 1896. Roba d’altri tempi ma che segna un passaggio, una presenza, un lavoro silenzioso proprio lungo il Nilo dall’Egitto fino al Sudan e all’Etiopia. I loro racconti fanno riflettere sulla situazione, sul futuro, semplicemente sulle loro storie di vita vissuta qui. Sono tre, parlano Arabo benissimo studiato da qualche parte nel mondo tra il Libano e lo stesso Egitto. Scherzavano con il nostro autista, bellissimo sentirli parlare con questa facilità, segno di tempo e tempo dedicato a ascoltare e imparare.
Siamo stanchi, le moto cominciano ad aver segni di viaggio, tanti per strada ci salutano con i loro suoni impressionanti, qui non potrebbe neanche partire una macchina senza una tromba da farti tremare i polmoni. Tutti suonano per un motivo o senza, anche solo per farsi sentire…
Raimon il nostro autista ha già preso il primo ed unico treno per il Cairo, sarà di ritorno a casa domani nel pomeriggio se tutto va bene. È stato prezioso, lui e i suoi bambini porteranno qualche nostra maglietta, quelle della Leo Vince.
Le suore di Alessandria ci hanno telefonato a tutte le ore e ci hanno veramente accompagnato, che bello… come tanti di voi, ci sentiamo portati da tante persone e ne siamo grati.
Domani se il consolato sudanese è aperto cercheremo di far pratiche. Un signore della parrocchia ci aiuterà anche per il porto. Un padre conosce bene le strade dopo Kartoun e ci ha già indicato alcune cose preziose. Vedremo piano piano
Vi portiamo con noi e vi ringraziamo

Quale sarà la strada giusta?

Monastero copto della "fuga in Egitto" della Sacra Famiglia

Foto ricordo...

La famiglia di sr Teresina

Sralla moderna

Il gran Canyon d'Egitto, direzione Sud!

Targato egiziano

I nostri centauri

Il riposo dell'indiano


Quale sarà la nostra?
Sogno d'Egitto

Prove d'Africa

lunedì 21 gennaio 2013



Carissimi tutti

Abbiamo le moto e la macchina!!!
Ce le hanno consegnate oggi nel primo pomeriggio.
Fortunatamente nel tragitto verso la casa delle suore non abbiamo trovato troppo traffico. Comunque il guidare nel traffico di Alessandria d’Egitto non è stato semplice soprattutto il non perderci. Pensavamo fosse più difficile guidare per Alessandria.
Dovevate vedere la felicità delle suore quando siamo entrati nel cortile. Alcune hanno addirittura gridato come lo si fa per una grande gioia. Hanno fatto foto con noi e con le nostre moto. È stato proprio una festa.
Non appena però si sono accorte che adesso saremmo partiti, la gioia è mutata in un velo di nostalgia e malinconia.
Adesso andiamo da loro per salutare dato che domani partiremo presto (6.00). Non riusciremo a fare la via delle oasi, ma seguiremo il corso del Nilo. Sarà un po’ come fare una crociera sul Nilo.
Dovremmo arrivare fino ad Asyut e dormire in una casa delle stesse suore che ci hanno ospitato qui ad Alessandria.
Ci sentiremo domani sera, internet permettendo.
Un abbraccio

P.S. Ringraziamo Armando, Marco e Patrizia per i messaggi che ci hanno mandato. Alfio vi ricorda e vi ringrazia ma non ha tempo a pensarvi troppo!!! Grazie  

Suor Teresa prova la moto di Alfio

Anche suor Marcel

Suor Helen non se la sente di salire sopra ...

I giorni speciali si festeggiano con mangiando canna da zucchero

Non abbiamo mai cellebrato tante messe a delle suore come in questo periodo

veramente la festa...

Anche i caschi vanno provati caso mai volessero un giorno fare un giro con noi