Carissimi tutti,
dovreste vederci, a volte sembra che questo viaggio abbia ogni giorno
un problema nuovo… Speranza e delusione. Ma andiamo per ordine fino ad
arrivare a dove siamo ora: Wadi Halfa, posto dimenticato da tutto e
tutti, anche la voce del Muezin è lontana e attutita.
Lunedì partenza sul battello della disperazione, l’unico che collega
l’Egitto con il Sudan. Un barcone in cui hanno caricato di tutto e
c’era sempre ancora posto. Noi non avendo trovato in prima classe
abbiamo preso la seconda e ci hanno assicurato che avremo viaggiato
con il capitano vicino. Eravamo contenti (Luca in un momento di
illuminazione ha pure compreso dall’arabo che quell’uomo, rivelatosi
poi il capitano doveva essere il sesto della nostra cabina). In
pratica lui era il capitano della nave e noi abbiamo dormito vicino
alla cabina di pilotaggio ma… all’aperto in pieno vento non però in
mezzo all’umanità che stava sotto. L’esperienza è stata quella di
portare in cuore tutti i viaggiatori che sulle carrette del mare (la
nostra non era meglio, unica cosa buona il sonar che segnala il
passaggio tra i vari scogli che il lago Naser nasconde) cercano di
arrivare sulle nostre coste. Eravamo al freddo, al vento con poca roba
perché sapevamo che doveva essere una nave non troppo bella ma
certamente non così. Abbiamo riso, cantato, condiviso sensazioni ma
nella gioia di saperci partiti. Dopo la notte l’alba sul Nilo con poco
di romantico e tanta voglia di arrivare. Sosta sul confine delle acque
sudanesi e poi finalmente attracco a Wadi Haifa lontano da tutto e da
tutti ma a terra.
Non eravamo soli come stranieri c’erano altre venti persone tra belgi,
asiatici e francesi segno che il Sudan è attrazione e come ci dicevano
sicuro nelle strade. E questo ci è sembrato vero dopo il marasma
generale dell’Egitto. Qui la gente non grida sorride e parecchi al
vederci entrare in dogana ci hanno salutato con un benvenuto cordiale.
Breve tratto in taxi, un Land Rover di quarant’anni fa con altra gente
e con la partenza a spinta, forse non aveva neanche la batteria.
Il nostro Hotel, l’unico del paese offre ben poche stelle… ma va bene
anche così. Fin qui tante volte ci siamo detti, questo è il nostro
viaggiare, tra la gente con pochi confort, eravamo contenti anche dopo
una notte così. Ma…
Ma ieri sera ci hanno comunicato che la nostra chiatta su cui ci sono
le moto, la macchina e altre tre macchine non partirà che domani, il
perché lo decidono loro, in Egitto e nessuno ti dice nulla se non
quando tanto indietro non si ritorna… La coppia della Repubblica Ceca
che abbiamo conosciuto si è disperata un po’ con qualche lacrima. Noi
ci siamo trattenuti da buoni maschietti ma dentro di noi quanta
delusione. Significa che potremo ripartire solo domenica perché
venerdì e sabato qui non si lavora. Del venerdì si capisce del sabato
nessuno ne sa il perché ma è così. Ci siamo detti chissà quando
arriveremo alla fine… Ma tanto non possiamo farci nulla. Il silenzio
regna tra noi abbiamo comprato delle carte per giocare, passeggiamo
tra le case chiacchieriamo, proviamo a pregare anche se non è per
nulla facile. Neanche la messa possiamo celebrare, il vino non si può
trasportare e non si trova nulla di alcolico nel raggio di chilometri
(almeno ufficialmente). Non ci resta che aspettare.
In compenso abbiamo conosciuto un sudafricano di origine italiana con
un austriaco che hanno risalito dal Sud Africa e ci hanno raccontato
delle strade e dei posti. Come sapevamo anzi forse anche meglio… se
solo potessimo partire! Chissà cosa vuol dirci la vita, il buon Dio
con questa attesa, non è un viaggio difficile ma rallentato da cause
esterne imprevedibili e per noi assurde.
In questo momento il vento del deserto soffia e fa muovere la
struttura del riparo da dove scriviamo, ciò che ci sta attorno come
dice Luca sembra “nato vecchio” di bello, ben fatto, curato, rifinito
non c’è nulla e anche il nuovo ai nostri occhi è brutto. Perché questa
situazione? Chissà se ci sarà una risposta in fondo ci sarebbero tante
possibilità per questi posti! È vero che hanno il deserto ma anche
tanta acqua. Ci colpiscono altre due cose, il deserto sta diventando
una pattumiera e così il Nilo, che triste! Inoltre non si vedono donne
eppure quelle viste sul traghetto erano di una fierezza incredibile e
pure dai lineamenti belli.
Come già dicevamo sopra stiamo bene e non c’è da preoccuparsi solo si
aspetta e si fa tardi per i nostri impegni. Vedremo ora siamo nel
mezzo del guado ma già in una situazione in cui si deve avanzare. La
ricchezza del viaggio sta diventando il cercare di sostenerci di
sorridere, di raccontaci aspettando. Sappiamo di essere ricordati e
pensati come amici e davanti al Signore questo ci aiuta.
Speriamo di poter spedire questo messaggio e qualche foto dalla
persona che sta sbrigando le nostre pratiche, un giovane capace e ci
han detto serio ma fa quello che può e il più non dipende da lui.
Vi salutiamo tutti un abbraccio.
dovreste vederci, a volte sembra che questo viaggio abbia ogni giorno
un problema nuovo… Speranza e delusione. Ma andiamo per ordine fino ad
arrivare a dove siamo ora: Wadi Halfa, posto dimenticato da tutto e
tutti, anche la voce del Muezin è lontana e attutita.
Lunedì partenza sul battello della disperazione, l’unico che collega
l’Egitto con il Sudan. Un barcone in cui hanno caricato di tutto e
c’era sempre ancora posto. Noi non avendo trovato in prima classe
abbiamo preso la seconda e ci hanno assicurato che avremo viaggiato
con il capitano vicino. Eravamo contenti (Luca in un momento di
illuminazione ha pure compreso dall’arabo che quell’uomo, rivelatosi
poi il capitano doveva essere il sesto della nostra cabina). In
pratica lui era il capitano della nave e noi abbiamo dormito vicino
alla cabina di pilotaggio ma… all’aperto in pieno vento non però in
mezzo all’umanità che stava sotto. L’esperienza è stata quella di
portare in cuore tutti i viaggiatori che sulle carrette del mare (la
nostra non era meglio, unica cosa buona il sonar che segnala il
passaggio tra i vari scogli che il lago Naser nasconde) cercano di
arrivare sulle nostre coste. Eravamo al freddo, al vento con poca roba
perché sapevamo che doveva essere una nave non troppo bella ma
certamente non così. Abbiamo riso, cantato, condiviso sensazioni ma
nella gioia di saperci partiti. Dopo la notte l’alba sul Nilo con poco
di romantico e tanta voglia di arrivare. Sosta sul confine delle acque
sudanesi e poi finalmente attracco a Wadi Haifa lontano da tutto e da
tutti ma a terra.
Non eravamo soli come stranieri c’erano altre venti persone tra belgi,
asiatici e francesi segno che il Sudan è attrazione e come ci dicevano
sicuro nelle strade. E questo ci è sembrato vero dopo il marasma
generale dell’Egitto. Qui la gente non grida sorride e parecchi al
vederci entrare in dogana ci hanno salutato con un benvenuto cordiale.
Breve tratto in taxi, un Land Rover di quarant’anni fa con altra gente
e con la partenza a spinta, forse non aveva neanche la batteria.
Il nostro Hotel, l’unico del paese offre ben poche stelle… ma va bene
anche così. Fin qui tante volte ci siamo detti, questo è il nostro
viaggiare, tra la gente con pochi confort, eravamo contenti anche dopo
una notte così. Ma…
Ma ieri sera ci hanno comunicato che la nostra chiatta su cui ci sono
le moto, la macchina e altre tre macchine non partirà che domani, il
perché lo decidono loro, in Egitto e nessuno ti dice nulla se non
quando tanto indietro non si ritorna… La coppia della Repubblica Ceca
che abbiamo conosciuto si è disperata un po’ con qualche lacrima. Noi
ci siamo trattenuti da buoni maschietti ma dentro di noi quanta
delusione. Significa che potremo ripartire solo domenica perché
venerdì e sabato qui non si lavora. Del venerdì si capisce del sabato
nessuno ne sa il perché ma è così. Ci siamo detti chissà quando
arriveremo alla fine… Ma tanto non possiamo farci nulla. Il silenzio
regna tra noi abbiamo comprato delle carte per giocare, passeggiamo
tra le case chiacchieriamo, proviamo a pregare anche se non è per
nulla facile. Neanche la messa possiamo celebrare, il vino non si può
trasportare e non si trova nulla di alcolico nel raggio di chilometri
(almeno ufficialmente). Non ci resta che aspettare.
In compenso abbiamo conosciuto un sudafricano di origine italiana con
un austriaco che hanno risalito dal Sud Africa e ci hanno raccontato
delle strade e dei posti. Come sapevamo anzi forse anche meglio… se
solo potessimo partire! Chissà cosa vuol dirci la vita, il buon Dio
con questa attesa, non è un viaggio difficile ma rallentato da cause
esterne imprevedibili e per noi assurde.
In questo momento il vento del deserto soffia e fa muovere la
struttura del riparo da dove scriviamo, ciò che ci sta attorno come
dice Luca sembra “nato vecchio” di bello, ben fatto, curato, rifinito
non c’è nulla e anche il nuovo ai nostri occhi è brutto. Perché questa
situazione? Chissà se ci sarà una risposta in fondo ci sarebbero tante
possibilità per questi posti! È vero che hanno il deserto ma anche
tanta acqua. Ci colpiscono altre due cose, il deserto sta diventando
una pattumiera e così il Nilo, che triste! Inoltre non si vedono donne
eppure quelle viste sul traghetto erano di una fierezza incredibile e
pure dai lineamenti belli.
Come già dicevamo sopra stiamo bene e non c’è da preoccuparsi solo si
aspetta e si fa tardi per i nostri impegni. Vedremo ora siamo nel
mezzo del guado ma già in una situazione in cui si deve avanzare. La
ricchezza del viaggio sta diventando il cercare di sostenerci di
sorridere, di raccontaci aspettando. Sappiamo di essere ricordati e
pensati come amici e davanti al Signore questo ci aiuta.
Speriamo di poter spedire questo messaggio e qualche foto dalla
persona che sta sbrigando le nostre pratiche, un giovane capace e ci
han detto serio ma fa quello che può e il più non dipende da lui.
Vi salutiamo tutti un abbraccio.