domenica 30 gennaio 2011

domenica 30 gennaio

Carissimi tutti,
il primo giorno senza accendere i motori ma confessiamo che va bene così… Giornata molto bella e calma, sveglia, preghiera nella cappella delle suore e poi messa della comunità. Oggi non era giorno di messa perché una volta al mese le piccole comunità di quartiere si ritrovano per pregare insieme e i sacerdoti vanno nei villaggi, ma la nostra presenza ha fatto cambiare i programmi e la comunità ci attendeva. Bellissimo, quante emozioni, colori, canti, suoni di una comunità viva che avanza. La chiesa piena, piena di gente giovane e una marea di bimbi. Luca ha fatto l’omelia ricordando la sua prima venuta qui nell’88 quando la chiesa non si riempiva se non a natale. Arrivare alla sacrestia per preparare è stato duro, tutti quelli che si ricordavano di noi chiedevano del viaggio, dei sacerdoti di Saluzzo che qui hanno lavorato. Un pieno di emozioni, di incontri, di ricordi semplici e sorrisi e di scambi di mani. Una Chiesa che cammina con tanti problemi ma che comunque avanza e cambia sperando sempre che la parola di Gesù riesca a scendere in profondità e non resti solo sulla superficie.
Dopo messa (2 ore!) ancora saluti, racconti, amici che arrivano anche solo perché hanno saputo che siamo qui. Poi un ottimo pranzo dopo aver atteso Piermario arrivato in moto da Mokolo. Una buona chiacchierata poi organizziamo la settimana, saremo da lui giovedì passando per la montagna visto che la strada stranamente è buona. Sr Lucia sarà con noi, ci sta coccolando, lei Justine e Berthe suore camerunesi sorridenti e accoglienti. Gustiamo tutti questi doni, regalo per il cuore come l’incontro con Yakubo un bimbo con dei problemi che ci ha abbracciato forte molte volte ricordandosi di noi. Lo ricordiamo piccolo e sporco, un po’ lo zimbello del quartiere ora pulito e accogliente, di quell’accoglienza semplice ma profonda e toccante.
Pomeriggio tranquillo con alcune visite, l’incontro coi primi incontrati arrivando a Mora: Amadou, il meccanico di fiducia e Lamisse il gommista o meglio colui che aggiusta i pneumatici in pieno mercato, amico di lunga data che oggi è venuto a vedere le moto e a raccontare della sua famiglia, dei figli, del lavoro, bellissimo.
A sera dolce conclusione: due passi sulla collina per gustare il tramonto e vedere dall’alto Mora e all’orizzonte la strada verso nord guardata tante volte ricordando casa e gli amici quando si viveva qui e si raccoglieva nel silenzio la giornata. Ora chiacchiere in compagnia, dolce serata un po’ in italiano e un po’ in francese se ci sono le suore camerunesi. Gustiamo con gratitudine questo regalo domani lavori in casa, qualche riparazione, un giro alla scuola di Justine etc.
Oggi abbiamo ricordato spesso anche la nostra gente della valle e… pensiamo al ritorno almeno ogni tanto. Bello anche questo sappiamo di essere portati da tanti e accompagnati in molti ci hanno detto: andate, ne siam felici ma a una condizione: tornate tra noi. Lo speriamo, un saluto e un abbraccio a tutti a domani

sabato 29 gennaio 2011

Arrivo alla meta

sabato 29 gennaio 2011

Siamo a Mora, nella casa di Lucia, Justine e Berte, suore giuseppine di Cuneo.
È difficile descrivere le emozioni che oggi hanno accompagnato gli ultimi chilometri del nostro percorso. Siamo partiti da Maiduguri salutando i sacerdoti David e Bitrus che ci avevano accolti. Uno di loro ci accompagna fino fuori della città per non perderci nel traffico che fin dalle prime ore del giorno è già caotico. Ci colpisce nuovamente ciò che già ieri sera aveva attirato la nostra attenzione: i militari che presidiano il terreno dove sorge la cattedrale e la casa di accoglienza dove abbiamo dormito. Ieri sera, ci raccontava il parroco che ieri hanno ucciso due dei canditati alla poltrona del governatore dello stato. Questo continua a creare molta tensione nella regione e ormai da 2 anni la cattedrale è controllata dalla presenza di 4-6 militari armati fino ai denti.
Partiamo e l’emozione sale. Le informazioni dateci per raggiungere la frontiera sono corrette e senza troppi problemi arriviamo a Banki. La strada è asfaltata e la presenza di parecchie buche rallenta di molto l’andatura. Questo permette di avere più tempo per dare spazio alle sensazioni. All’ultimo controllo della dogana sulla strada per Banki, ci affidano ad un ragazzo perché ci accompagni fino al posto di frontiera. Entrando in Banki capiamo l’importanza della gentilezza dato che non avremmo mai trovato da soli il posto di frontiera. All’ultima svolta vediamo da lontano le suore che ci erano venute ad attendere proprio alla sbarra della frontiera. C’erano tutte. Lucia, Justine, Berte, Albertina e Assunta che si sbracciavano per salutarci. Davanti allo sconcerto di tutti i presenti causato sia dalla presenza di due motociclisti impolverati e vestiti come marziani con un auto al seguito con una targa un po’ strana, sia per lo sbracciarsi di tante donne bianche che parlano una lingua altrettanto strana, ci abbracciamo quasi dimenticando che lì c’è ancora una frontiera da passare. Tra il riso e la contentezza generale scende anche qualche lacrima. Dopo un bel po’ di saluti veniamo riportati all’ordine dal ragazzo che ci ha accompagnato che ci indica il funzionario della dogana a cui dobbiamo rivolgerci. Le pratiche con la Nigeria sono veloci e piacevoli contrassegnate, come sempre, dallo stupore quando diciamo da dove arriviamo.
Una volta lasciate la sbarra della frontiera ci dirigiamo, quasi increduli alla volta degli ultimi controlli, quelli camerunesi. I primi passaggi sono veloci e invece alla dogana le cose si prolungano un po’ dato che, prima non si sa cosa si deve fare, poi mancano i fogli che si devono compilare. Comunque tutto si conclude in meno di tre ore. Non male per essere in Africa.
È strano vedere come ognuno di noi reagisce alle emozioni. C’è chi non finisce di parlare, altri che con fatica fanno uscire le parole. Ringraziando ci sono alcuni chilometri di pista che lasciano il tempo di decantare un po’ o di aumentare ulteriormente i sentimenti.
Arrivare a Mora è stato indescrivibile. Tante cose sono cambiate eppure tanti punti di riferimento fanno venire in mente tanti ricordi. Sarebbe troppo lungo a raccontare. Speriamo che ci possano essere occasioni.
Il pranzo che le suore ci avevano preparato era un nozze e non abbiamo smesso di mangiare fino ad adesso. Dopo una buona tisana andiamo a dormire con il cuore pieno di gratitudine per il viaggio e soprattutto per l’accoglienza che fa nascere il nodo in gola.
Domani ci sarà la messa con la comunità e ci sarà un altro bagno di gente e di emozioni. Vi racconteremo. Buona notte a tutti e grazie di averci accompagnato con tanto affetto. Se siamo qui è grazie anche a tutti voi.
  

venerdì 28 gennaio 2011

Ventesima tappa (sabato 29)

Domani si concluderà la seconda parte del viaggio di don Luca, don Claudio, Giovanni e Dino. Finalmente Luca e Claudio saranno a casa (africana). Infatti la tappa prevede la partenza da Maiduguri (Nigeria) e l'arrivo a Mora (Cameroun). L'emozione è forte per tutti noi, che Mora la possiamo solo immaginare, che abbiamo cercato di costruirci una fotografia un'emozione del posto. Immaginiamo cosa succederà domani negli occhi, nei cuori, nelle pance dei nostri amici viaggiatori, che faticano da 20 giorni per raggiungere quest'obiettivo.
Maiduguri (Nigeria) - Mora (Cameroun), 165 km
Allora non ci resta che augurare ai nostri viaggiatori di godersi ogni metro della tappa di domani.
franco

venerdì 28


Carissimi tutti,
tutti insieme nella camera di Luca aspettiamo la luce in questa mastodontica città che è Maidouguri. Non c’è luce se non la sera oppure per chi se la fa con generatori. Che strano mondo è la Nigeria, oggi l’abbiamo tagliata per quasi 600km sferzati da un forte vento laterale molto fastidioso. Viaggio veloce rispetto ai km, strade ottime anche se parecchio trafficate. Sulla strada c’è di tutto, un mondo in movimento, in continuo movimento. Da Jos si scende per 200km e senti il caldo salire poco a poco notando la povertà aumentare. Tante scuole chiuse, tante costruzioni abbandonate, sembra un mondo in sfacelo. Dobbiamo dire che questa parte ha più strutture e più strutture nuove, buon segno ma basta guardare oltre la strada e il mondo è ancora diverso e povero. Tanti controlli lungo la strada ma per il momento molto gentili, curiosi per le moto, sorrisi, pacche sulla spalla e… si continua. Ancora un pranzo all’ombra incuriosendo due donne pool che parlottano tra loro forse ci trovano molto strani nelle nostre tenute e nel nostro parlare oltre che per il colore della pelle.
Guardiamo la cartina e ci stupiamo del lungo percorso fatto, che bello, abbiamo ricevuto da suor Lucia, domani saranno ad attenderci alla frontiera. Sembra strano esser qui, quante volte abbiamo già ringraziato il buon Dio, la prima meta è vicina poi bisognerà cominciare a parlare di ritorno… Ma prima ci gustiamo l’attesa e la bellezza del sentirci vicini a chi è lontano e a chi ormai ci è vicino. Da una parte la tensione sale e dall’altra scende. Ci hanno appena detto che la strada per la frontiera non è bella e allora partiremo ancora presto. Luca sbuffa un po’ ma… è meglio partire presto e gioire presto dell’incontro. Speriamo di non aver noie alla frontiera ma ormai ci siamo quasi abituati, sorrisi, parli poco, fai complimenti, due battute possibilmente sul calcio o sulle moto e speri che tutto vada bene. Siamo felici, è incredibile che viggiamo insieme quasi da 20 giorni e dopo poco tempo in camera ci ritroviamo in quella più bella a scrivere, parlare semplicemente star insieme.
Mangeremo coi preti locali, il segretario del vescovo, un prete che parla italiano e altri… Ci hanno accolto molto bene, purtroppo la situazione è tesa e la cattedrale come a Jos sorvegliata dai militari che danno sicurezza ma insieme paura. Ci hanno spiegato che nessuno sa bene la causa delle violenze tra polizia e gruppi vari ma che ci sono taglie per tutti se si riesce ad uccidere un rivale, questo genera violenza da tutte le parti. Un po’ di tristezza per tutto questo non ci rendiamo mai sufficientemente conto del valore della pace in cui viviamo. C’è gente che non ha mai visto pace o ha solo respirato violenza, noi per fortuna non sappiamo neanche più cosa sia la guerra o la violenza: quale dono e quale responsabilità dovremo sentire per quello che abbiamo ricevuto gratis.
Di fronte alla nostra camera c’è la cappella, luogo di pace che sostiene e ha sostenuto il nostro andare. Aspettiamo cena poi nanna domani si continua
Un abbraccio a tutti
Con padre George prima della partenza da Jos

Bancarelle di arance. Il nostro pranzo

Donne Peul incontrate per strada

Qui è il distributore che riempie la cisterna. Proprio il mondo alla rovescia

Entrata nella città di Maiduguri

Il prossimo viaggio lo facciamo con questa?

Lavori in corso. Dedicata a Marco

C'è gente su ogni mezzo. L'importante è muoversi

Ristorante all'aperto per pranzo. Qualche arancia e banana e un sorso d'acqua e via

Anche il gasolio bisogna contrattarlo e fare attenzione alle fregature

Chi attira di più l'attenzione? le moto o il personaggio losco che si nasconde in mezzo?

Trasporto bestiame. Non si vedono bene ma ci sono due piani di asini

giovedì 27 gennaio 2011

Diciannovesima tappa (venerdì 28)

Tappa ancora tutta in Nigeria, da Jos a Maiduguri. 
Jos - Maiduguri, 573 km
Dalla rete ho tirato fuori queste due immagini relative alla tappa, che mi portano a fare due conclusioni: 1, i disegnatori di Holly e Benji, nel disegnare i campi da calcio lunghi anche una puntata intera del cartone, devono essersi ispirati a quelli nigeriani; 2, possiamo stare tutti tranquilli, per il prossimo Natale avremmo ancora arachidi da sgranocchiare.
partita di calcio
stoccaggio di arachidi
franco

mercoledì 26 e giovedì 27

Siamo nel centro di accoglienza dell’arcidiocesi di Jos. Bella struttura che rivela la presenza di una chiesa già più antica e più ricca. Che differenza dalla casa del vescovo di Kandi. Con Claudio ci dicevamo che proprio solo chi ha studiato l’Antico Testamento e conosciuto la povertà del popolo di Israele può essere vescovo in quel luogo. Ci colpiva la foto che lo ritraeva con il papa a Roma in un ufficio che era accogliente solo perché la sua persona lo rendeva tale.
Mercoledì siamo partiti dopo aver celebrato la messa alle 6.30 da delle suore che poi, in estrema familiarità, ci hanno invitato a colazione. Bell’incontro contrassegnato dal sentirci fratelli e sorelle anche se non ci si conosce. Qualche parola in italiano (quasi tutte avevano passato qualche tempo in Italia per studi o formazione) e poi a prendere i bagagli. Sono le otto quando partiamo e sappiamo di avere una giornata non tanto lunga per quanto riguarda i chilometri quanto per ciò che in quei 329 km avremmo trovato. Infatti abbiamo iniziato con 140 km di pista che ha messo a dura prova le nostre capacità di guida. Il vescovo ci aveva detto che avremmo trovato solo un po’ di sabbia, invece abbiamo trovato solo qualche km di pista normale. Le foto diranno qualcosa anche se non rendono appieno ciò che ha voluto dire. Luca ha fatto anche una piccola caduta che ha creato qualche graffio ad un gomito e qualche graffio anche alla moto. Prima della frontiera ci siamo fermati per bere qualcosa di fresco dall’ultimo sacerdote della diocesi prima della Nigeria. Parrocchia molto povera ma con un sacerdote che nella sua semplicità ci è sembrato il resto di Israele. Padre Jonas ce lo porteremo in cuore tutti. Telefona subito al vescovo per dire che eravamo arrivati e che la pista non ci aveva mangiato. Ci rassicura che la pista terminerà dopo 25 km, cioè con il Benin.
Dopo questi km di pista c’è stata la sorpresa della frontiera con la Nigeria. Nel giro di qualche km siamo stati fermati e perquisiti una decina di volte (non si sa bene se ufficiali oppure no) al punto che la pazienza di tutti era al limite. Ma le cose non finivano lì perché dopo aver passato tutti i controlli e aver fatto 70 km verso la meta della giornata ad un posto di blocco ci hanno detto che dovevamo tornare indietro alla frontiera perché non avevamo passato alla dogana. Lo sconforto è stato talmente grande che uno della dogana è venuto con noi fino all’ufficio che non avevamo nemmeno visto. La sua presenza ci ha evitato altre perquisizioni. Tutto questo ci ha ritardato al punto che non siamo riusciti ad arrivare a Kontagora e abbiamo dovuto cercare un albergo. Per farla breve abbiamo viaggiato per più di un’ora nella notte pregando di trovare al più presto un albergo. Il “big hotel” era all’apparenza buona ma poi si è rivelata una catapecchia. Quando si è stanchi e non si sa dove battere la testa, qualsiasi cosa va bene e quindi abbiamo riso abbracciandoci per essere riusciti ad arrivare e facendo cena con qualche biscotto e bevendo coca-cola calda, siamo andati a dormire.
Oggi è iniziato all’alba. Tutti avevamo paura di non farcela perché il non essere arrivati a Kontagora allungava il percorso di 100 km. Il viaggio è andato bene tra le solite buche e un traffico di camion da fare paura. Non abbiamo mai visto un traffico del genere. Quando eravamo in Cameroun ci avevano detto che in Nigeria era il caos più assoluto, ma non avremmo mai immaginato che fosse così. Sembra che tutti siano sempre un po’ sopra le righe. Sembra che questo sia un paese senza legge e dove il più forte abbia sempre la meglio. Così succede per strada sia nei sorpassi sia quando si incrocia qualcuno in mezzo alle buche. Chi non cede ha la meglio. Il pranzo è stato qualche arancia e un po’ d’acqua sotto un albero lungo la strada. Sicuramente chi, passando, ci vedeva avrà detto: “Ma cosa fanno questi bianchi con dei mezzi così grandi a ridursi a mangiare al bordo della strada?”.
Quando siamo arrivati a Jos ci ha colpito i posti di blocco militari e della polizia che circondano la città. Pere George ci aveva preavvisato della presenza militare visti le tensioni degli ultimi periodi. Se la tensione legata ai fatti si è sentita, la situazione è abbastanza tranquilla e, ci faceva notare pere George che ciò che è stato detto a livello internazionale era un po’ esagerato. La cena questa volta è stata un po’ più sostanziosa di quella di mercoledì in più con i vescovi della Nigeria del nord, contenti di poter rispolverare un po’ l’italiano imparato tanti anni fa a causa degli studi.
Adesso di va a dormire contenti. Domani si riparte per Maiduguri. Altra tappa lunga, ma la meta si avvicina. Di lì dovremmo cominciare a sentire aria di casa.
Un abbraccio a tutti.




























Scusate l'assenza di didascalie alle fotografie, ma il post lo sto pubblicando io (franco) dall'Italia, con il materiale che i nostri amici mi hanno inviato per e-mail. Stasera a Jos hanno una commessione molto lenta e non sono riusciti ad accedere al blog.

Nigeria

L'avventura continua! Ieri sera abbiamo ricevuto questo messaggio dai nostri amici:
"Siamo in Nigeria. Non credevamo fosse un casino del genere. Giornata a dir poco roccambolesca. Diremo appena potremo. Un abbraccio a tutti."
Buona giornata
Caterina

mercoledì 26 gennaio 2011

Diciottesima tappa (giovedì 27)

Tappa tutta in Nigeria a partire da Kontagora fino a Jos.
Kontagora - Jos, 589 km
La zona di Jos è molto interessante dal punto di vista naturalistico, un luogo dove fare escursioni, anche a piedi in una natura fatta di colline e massi dalle forme particolarissime.
Quindi buon viaggio a tutti.


foto scattata sulle Shere Hills, nei pressi di Jos
franco

Diciassettesima tappa (mercoledì 26)

Troviamo don Luca, don Claudio, Giovanni e Dino, nuovamente alle prese con una frontiera. Uno stato da lasciarsi alle spalle, il Benin ed uno nuovo da scoprire ed attraversare, la Nigeria. La tappa prevede la partenza da Kandi e l'arrivo a Kontagora. Sul tragitto dovranno nuovamente attraversare il fiume Niger.
prima parte della tappa: Kandi, attraversamento della frontiera, fino alle sponde del Niger (223 km)

seconda parte della tappa: dalle sponde del fiume Niger fino a Kontagora (102 km)
attraversamento del fiume Niger...spero che ci siamo anche delle barche più grandi...Hi hi hi!
Curiosità della giornata è la bandiera dell'Emirato di Kontagora...ho la netta sensazione di averla già vista, ma non riesco a farmi venire in mente dove...quando...
bandiera dell'emirato di Kontagora
 franco