Carissimi tutti,
non sappiamo bene come e quando riusciremo a postare questo
messaggio perché dove siamo non abbiamo linea e chissà se ne troveremo una.
Siamo seduti in una piccola terrazza di un piccolo
alberghetto che i salesiani come nel 2015 ci hanno trovato. Ma andiamo per
ordine cercando di non dimenticare nulla di importante del vissuto.
Giovedì mattina abbiamo celebrato messa nella cappella delle
suore prima della partenza per il porto. Momento sempre molto bello per dire
eucarestia cioè gratitudine per il vissuto insieme. Già la sera ci avevano
fatto una piccola festa di saluto con tanto di regali per ognuno di noi. Dopo
la messa una buona colazione e partiamo per il porto. Tutti su una sola
macchina, sembra una scatola di sardine: noi 7 più tre suore, l’autista e tutti
i bagagli! Bellissimo, all’africana. Inoltre, se nei giorni precedenti già le
suore ci prendevano in giro perché non abbiamo mai trovato traffico serio in
città, questa mattina invece per percorrere circa 5km impieghiamo quasi un’ora.
Sorridiamo e gustiamo gli ultimi momenti del caos assurdo ma vivente di
Kinshasa. Paolo ci segue con la moto per un attimo viene speronato da un taxi,
sono i più disperati e violenti nel viaggiare, un poliziotto che è lì si
avvicina al taxista e lo minaccia con la baionetta, alla fine gli fora due
ruote in un gesto violento e poco comprensibile. Le suore ci dicono che è
ordinario nel traffico e la polizia che non può fare nulla si limita spesso a
chiedere soldi o a intervenire in modo così violento per dire un potere. Anche
loro, i poliziotti sono mal pagati, spesso neanche pagati e si arrangiano
chiedendo soldi a tutti. Corruzione? Forse sì oppure semplice legge della
sopravvivenza. Chi di noi andrebbe al lavoro se per mesi non è pagato o chi non
si arrangerebbe se a casa ha famiglia da mantenere? Non è così facile
rispondere e le risposte sarebbero sempre banali o limitatamente giuste.
Al porto che conosciamo dal 2015 e in cui eravamo stati
fermi dalle 8 alle 15 in pochi attimi siamo all’imbarcadero. Non riusciamo a
crederci, non è possibile. Sr. Micheline ha preparato tutto, ci aspettano con
un motoscafo per noi dove carichiamo la moto e tutti noi. È spettacolare vedere
il tutto e non crediamo ai nostri occhi. Un signore che conoscono ieri ha
preparato tutto, per la moto il carnet era già preparato e troviamo i nostri
passaporti timbrati e preparati. Anche le guardie doganali sono sorridenti e ci
chiedono pure di fare una foto con loro. Siamo increduli… e sr Micheline è al
settimo cielo vedendo che tutto è a posto. Così ci salutiamo e salutiamo anche
Marco che resta a Kinshasa per rientrare sabato. La sua è stata presenza
preziosa e bella tra noi e gliene siamo grati. I saluti sono commoventi il
cuore pieno e gli occhi lucidi. È stata veramente una bellissima settimana, intensa
vera fatta di imprevisti e di condivisioni profonde con le comunità che ci
hanno accolto. Che bel dono poter viaggiare così. Abbiamo in cuore il lavoro
umile e grintoso delle suore, il loro desiderio di formarsi, di lavorare e di
condividere perché questo mondo così incasinato e a tratti tanto ingiusto dia
possibilità a tutti di dignità e vita. Abbiamo in cuore il vissuto e tanti
sorrisi ricevuti e tanti grazie che spesso ci hanno fatto pensare. Abbiamo
anche in cuore un mondo che sembra perdere i pezzi ad ogni angolo ma che
avanza, si arrabatta e spera. Ogni persona del caos vissuto porta in cuore
qualche desiderio e speranza che lo fa avanzare anche quando il problema
principale sembra essere quello della semplice sopravvivenza. Attraversando il
fiume Congo che qui è di circa 2km abbiamo tempo di pensare e ammirare questa
potenza della natura che qui finisce il suo corso dolce per gettarsi in una
serie di rapide e cascate che lo portano all’oceano. Una forza dolce e che dà
vita, ma anche che dietro l’angolo può distruggerti e triturarti senza pietà.
Appena arrivati sul pontile di Brazaville, troppo presto per
la suora che ci aspettava per cui abbiamo passato la dogana da soli. Incasinata
ma soprattutto per chi vuole a tutti i costi aiutare per farsi dare dei soldi. Comprensibile
in questo contesto ma certamente fastidioso, bisogna sempre difendersi. Gli
uffici invece abbastanza ordinati e precisi. Alle 10 siamo fuori dogana e aspettiamo
la suora che arriva portandoci alla parrocchia st Pierre dove eravamo già stati
nel 2015. Lì riusciamo a contattare Bolloré per la moto di Paolo e capiamo che
però dobbiamo partire il giorno dopo per Pointe Noire: alle 15 abbiamo incontro
con una signora che si occuperà della spedizione, signora contattata dal grande
amico Gianluca Garzino che spesso ci ha aiutato risolvendoci problemi.
Decidiamo così di andare con sr Agnese alla loro casa in
campagna a 23 km da Brazzaville e rientrare la sera. Così facciamo, in pochi km
è subito un altro mondo, niente luce, strada già quasi impossibile adesso che
non ci sono state piogge… Stiamo da lei fino a oltre le 20 perché l’autista che
deve portarci a Ponte Noire non arriva con la macchina delle suore. Arrivato ci
fa notare che c’è un problema alla macchina e con delle pile risolviamo. Speriamo
che domani tenga, è un vecchio RAV4. La strada dicono sia molto bella e
partiremo alle 5 molto carichi, proprio all’africana.
Rientriamo in città, facciamo il pieno e finalmente
riusciamo ad andare a nanna.
Questo Congo comunque è già un altro mondo rispetto a Kinshasa,
più ordinato con meno gente e meno caos. Ascoltiamo racconti e scopriamo che se
è vero che tutto va un o’ meglio, il clima politico resta dittatoriale e
difficile.
Anche oggi un’altra giornata intensa.
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