martedì 17 settembre 2019


Sabato 14 settembre (Pubblicato dopo ma scritto a Kikwuit)

Carissimi
Anche se potremo postare solo lunedì o martedì scriviamo a caldo ciò che stiamo vivendo.
Ieri, sabato, partenza da Kinshasa verso le 530 per non essere bloccati dal flusso di gente che molto presto entra in città per cercare qualche piccolo lavoro e racimolare un po' di soldi per sopravvivere. Sì una vera marea di gente, milioni dicono, che si sposta ogni mattina per rientrare la sera. Tutti giovani e la figura di vecchi la facciamo noi che in Italia siamo considerati ancora giovani... Ormai la periferia della città si estende per km e ogni giorno continua a crescere in modo disordinato e senza controllo.
Sr. Augustine con la quale viaggiamo racconta molto del presente, del passato e del possibile futuro. La strada che percorriamo è la nazionale 1 c'è arrivava fino a Lubumbasci cioè fino all'estremità del Congo sul confine con la Tanzania. Ora è percorribile bene solo fino a Kikwit poi diventa pista bruttissima. Il paese è fondamentalmente diviso in tante parti quasi irraggiungibili. Se ci fossero strade tante cose già cambierebbero.
In pochi km tutto cambia e la sensazione è quella di entrare in profondità nel cuore dell'Africa. Infinite colline ormai quasi verdi visto che almeno una pioggia è già scesa. Incrociamo il posto dove l'uscente presidente Kabila ha costruito la sua villa con migliaia di ettari, con animali fatti venire da ogni dove e cacciando tutti i contadini della zona. Ascoltiamo racconti anche su questi ultimi anni di situazione politica e di come la chiesa abbia veramente fatto da strumento di pace perché non si finisse in guerra civile.
100km e siamo su un alto plateau detto di Bateke posto molto bello dove tanti hanno comprato è investito per l'agricoltura. Anche le suore hanno una nuova comunità e sappiamo che nella notte il vento ha rovinato il tetto alla nuova casa e distrutto tanti tetti del villaggio. Una stagione delle piogge che inizia con disastri...
Tra sali e scendi avanziamo, la strada è a tratti molto buona se pur non troppo larga e in altri tratti con qualche buca che diventerà voragine con le piogge. Ci colpiscono i carichi di ogni mezzo di trasporto e soprattutto un'infinità di mezzi rotti alcuni abbandonati sulla strada e altri in attesa paziente di riparazione.
Siamo in due macchine la nostra e una delle suore, e forse anche per questo subiamo pochi controlli da parte dei poliziotti. L'autista della macchina delle suore conosce benissimo il percorso e i punti di riferimento sono chiamati dal numero dei Km da Kinshasa. Spesso le discese mozzafiato portano a ponti che attraversano fiumi che dicono la ricchezza del posto ma anche la sua difficile accessibilità.
Una tappa per mangiare colazione e si riprende la strada. Sembra di scendere sempre di più nel cuore della terra. A volte vista la situazione sembra di essere in gironi danteschi. Si scende e si risale forse come la vita.
Dopo nove ore di viaggio alle 15 siamo a destinazione. Una deviazione per non fare il giro lungo e ci troviamo non in una strada ma in qualcosa che noi chiameremmo “cumbal” anche qui in un attimo siamo attorniati da piccole moto che fanno da taxi e che spuntano da ogni dove. Finalmente ne usciamo e in poco siamo nella casa delle suore. Sole le 15, ci aspettano dal mattino e c’è già un gruppetto di sordi che ci festeggia e soprattutto comincia subito a comunicare con Paolo. Momento come sempre bellissimo e toccante.
La casa è una vecchia bella casa solida e ben tenuta e la comunità simpatica e accogliente. Dopo cena ci ritroviamo all’aperto a chiacchierare in un ritmo che dice anche pace e tranquillità. Kikwit è una città importante, ultimo ponte verso l’interno o verso quello che è l’altro polo del Congo verso Lubumbasci. La strada ora è praticamente impercorribile e questo sembra un avamposto oltre il quale il mondo pare finisca. Una città che ormai di molto supera il milione di abitanti e non c’è luce elettrica. Passano di qui i grandi tralici dell’alta tensione che dalla centrale di Inga sul fiume Congo scende fino al Sudafrica dove l’elettricità è venduta. Sembra che tutto vada fuori e qui rimangano le briciole. Eppure, si respira vita, una vita complicata, incasinata, povera ma vita…
Andiamo a nanna stanchi ma felici e felici della felicità delle suore che hanno raccontato molto e del gruppo dei sordi che ci aspetta e per cui questo viaggio è stato fatto. Domani vivremo la messa con loro, visiteremo la scuola e i laboratori. Paolo è felice.
A domani  






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Palmeto per olio di palma abbandonato dagli europei... dopo aver preso il possibile!


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Serata insieme




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