Sabato 14 settembre (Pubblicato dopo ma scritto a Kikwuit)
Carissimi
Anche se potremo postare solo lunedì o martedì scriviamo a
caldo ciò che stiamo vivendo.
Ieri, sabato, partenza da Kinshasa verso le 530 per non
essere bloccati dal flusso di gente che molto presto entra in città per cercare
qualche piccolo lavoro e racimolare un po' di soldi per sopravvivere. Sì una
vera marea di gente, milioni dicono, che si sposta ogni mattina per rientrare
la sera. Tutti giovani e la figura di vecchi la facciamo noi che in Italia
siamo considerati ancora giovani... Ormai la periferia della città si estende
per km e ogni giorno continua a crescere in modo disordinato e senza controllo.
Sr. Augustine con la quale viaggiamo racconta molto del
presente, del passato e del possibile futuro. La strada che percorriamo è la
nazionale 1 c'è arrivava fino a Lubumbasci cioè fino all'estremità del Congo
sul confine con la Tanzania. Ora è percorribile bene solo fino a Kikwit poi
diventa pista bruttissima. Il paese è fondamentalmente diviso in tante parti
quasi irraggiungibili. Se ci fossero strade tante cose già cambierebbero.
In pochi km tutto cambia e la sensazione è quella di entrare
in profondità nel cuore dell'Africa. Infinite colline ormai quasi verdi visto che
almeno una pioggia è già scesa. Incrociamo il posto dove l'uscente presidente
Kabila ha costruito la sua villa con migliaia di ettari, con animali fatti
venire da ogni dove e cacciando tutti i contadini della zona. Ascoltiamo
racconti anche su questi ultimi anni di situazione politica e di come la chiesa
abbia veramente fatto da strumento di pace perché non si finisse in guerra
civile.
100km e siamo su un alto plateau detto di Bateke posto molto
bello dove tanti hanno comprato è investito per l'agricoltura. Anche le suore
hanno una nuova comunità e sappiamo che nella notte il vento ha rovinato il
tetto alla nuova casa e distrutto tanti tetti del villaggio. Una stagione delle
piogge che inizia con disastri...
Tra sali e scendi avanziamo, la strada è a tratti molto
buona se pur non troppo larga e in altri tratti con qualche buca che diventerà
voragine con le piogge. Ci colpiscono i carichi di ogni mezzo di trasporto e
soprattutto un'infinità di mezzi rotti alcuni abbandonati sulla strada e altri in
attesa paziente di riparazione.
Siamo in due macchine la nostra e una delle suore, e forse
anche per questo subiamo pochi controlli da parte dei poliziotti. L'autista
della macchina delle suore conosce benissimo il percorso e i punti di
riferimento sono chiamati dal numero dei Km da Kinshasa. Spesso le discese
mozzafiato portano a ponti che attraversano fiumi che dicono la ricchezza del
posto ma anche la sua difficile accessibilità.
Una tappa per mangiare colazione e si riprende la strada.
Sembra di scendere sempre di più nel cuore della terra. A volte vista la
situazione sembra di essere in gironi danteschi. Si scende e si risale forse
come la vita.
Dopo nove ore di viaggio alle 15 siamo a destinazione. Una
deviazione per non fare il giro lungo e ci troviamo non in una strada ma in qualcosa
che noi chiameremmo “cumbal” anche qui in un attimo siamo attorniati da piccole
moto che fanno da taxi e che spuntano da ogni dove. Finalmente ne usciamo e in
poco siamo nella casa delle suore. Sole le 15, ci aspettano dal mattino e c’è
già un gruppetto di sordi che ci festeggia e soprattutto comincia subito a
comunicare con Paolo. Momento come sempre bellissimo e toccante.
La casa è una vecchia bella casa solida e ben tenuta e la
comunità simpatica e accogliente. Dopo cena ci ritroviamo all’aperto a
chiacchierare in un ritmo che dice anche pace e tranquillità. Kikwit è una
città importante, ultimo ponte verso l’interno o verso quello che è l’altro
polo del Congo verso Lubumbasci. La strada ora è praticamente impercorribile e
questo sembra un avamposto oltre il quale il mondo pare finisca. Una città che
ormai di molto supera il milione di abitanti e non c’è luce elettrica. Passano
di qui i grandi tralici dell’alta tensione che dalla centrale di Inga sul fiume
Congo scende fino al Sudafrica dove l’elettricità è venduta. Sembra che tutto
vada fuori e qui rimangano le briciole. Eppure, si respira vita, una vita
complicata, incasinata, povera ma vita…
Andiamo a nanna stanchi ma felici e felici della felicità
delle suore che hanno raccontato molto e del gruppo dei sordi che ci aspetta e
per cui questo viaggio è stato fatto. Domani vivremo la messa con loro,
visiteremo la scuola e i laboratori. Paolo è felice.
A domani
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