venerdì 13 settembre 2019


Carissimi tutti,
prima di riprendere in modo ordinato la nostra storia vi chiederete del nostro silenzio. Bene l’Africa cambia salendo verso nord e la possibilità di avere una rete diventa complicata soprattutto nella parte che abbiamo attraversato in questi giorni. Ci eravamo lasciati a Luanda alla conferenza episcopale. Da allora tanti km e tanti incontri oltre che una dogana, quella temibile tra Angola e Congo. Ma cerchiamo di andare per ordine e di non perdere troppe emozioni e cose belle vissute.
Ripartiamo da Luanda presto perché abbiamo paura di trovare traffico in uscita di questa grande città. Alle 645 usciamo dalla casa dopo una buona colazione in compagnia delle suore che tengono casa che scopriamo essere suore di S. Giuseppe di Cluny, sorelle di quelle di Cuneo: il mondo è proprio piccolo…
Scopriamo che l’uscita dalla città non è complicata a quell’ora e presto siamo verso nord. Hanno fatto parecchi lavori dal 2015 e per metà tragitto la strada è veramente bella con curve dolci e piacevoli. CI stupisce di viaggiare qualche km sotto una pioggia strana che sicuramente arriva del vicinissimo oceano che intravediamo ogni tanto. Non è stagione delle piogge ma piove per un tratto di strada. Arriviamo a N’Zeto e lasciamo alle spalle l’oceano puntando verso le montagne. In pochi km l’Africa cambia, il terreno si fa rosso pieno di polvere, la strada si restringe e diventa piena di curve. Incontriamo una nuova centrale fatta naturalmente dai cinesi che stanno anche mettendo l’elettricità sulla strada. I luoghi diventano sempre più poveri anche se ancora pieni di gente. Siamo nel cuore dell’Africa, cuore del grandissimo regno di Congo che si estendeva dall’attuale Gabon fino a Luanda. La capitale era proprio Mbanza Congo dove arriviamo. Facciamo un’infrazione stradale davanti alla polizia per andare a prendere benzina ma siamo graziati dal sorriso di una poliziotta che semplicemente ci dice che non si dovrebbe fare una tale inversione e di non più farlo la prossima volta. Ringraziamo e ricordandoci bene il posto arriviamo senza problemi verso le 15 dai frati cappuccini dove fra Danilo ci attende. Accoglienza meravigliosa, ha una gran voglia di raccontare e stare con noi al punto che dopo poco tempo e un buon panino insieme ci propone una visita in città. Accettiamo e ci racconta la storia del posto, quella recente e quella passata. Andiamo a salutare il vescovo in un vescovado carino ma veramente semplice. Ci fa assaggiare una sua specialità: macedonia di frutti tropicali che gustiamo chiacchierando e ascoltando di questa diocesi. La popolazione è di oltre 800.000 abitanti con 8 parrocchie! Calcolate voi come sono grandi. Parrocchie disperse tra le montagne e con pochi sacerdoti: sono meno di 40 tra diocesani e religiosi. Un vescovo sereno e simpatico che conosce la vita ed esprime semplicità e saggezza. Continuiamo il giro e assistiamo ad un’assise tradizionale nella vecchia casa del re del Congo diventata museo e da quest’anno patrimonio culturale dell’Unesco. Danilo ci fa salutare il vecchio responsabile dell’assise. I problemi legati alla tradizione si risolvono qui e non in tribunale e si finisce con una festa, lo scopriamo dalle tante birre vuote che vengono portate via. Terminiamo il tour nella vecchia cattedrale dov’è sepolto il primo vescovo dell’Angola caduto in un incidente di elicottero mentre tornava dal Congo da una missione con le autorità per cercare strade di pace tra i due popoli una volta unico poi divisi nell’età coloniale. Della vecchia cattedrale restano i muri perimetrali, risale a prima del 1596 anno in cui il papa crea diocesi questa terra. I portoghesi erano sulla costa e i primi missionari gesuiti salirono dal re del Congo e costruirono davanti alla sua casa una chiesa la prima nell’africa sub-sahariana. Un ambasciatore locale fu accompagnato dal papa e morì a Roma. Il fatto è ritratto in S. Maria Maggiore.
Torniamo per le 18.30 così con Danilo partecipiamo alla preghiera dei ragazzi del centro. Preghiamo con loro e assistiamo a una breve lezione di catechesi sulla bibbia. Il centro nato da un’intuizione di fra Giorgio morto alcuni anni fa in un incidente aereo, raccoglie ragazzi dai 2 ai 18 anni. Ragazzi abbandonati per cause legate e “sorcellerie” tradizioni locali che portano ad abbandonare bambini in vista di cacciare spiriti maligni. Una piaga ancora viva oggi in queste zone molto povere. Un centro particolare in cui siamo toccati dal desiderio infinito di tenerezza da parte soprattutto dei più piccoli.
Finalmente a cena ci raccontiamo ancora delle nostre vite, della vita della chiesa di qui, del futuro, delle difficoltà. Andiamo a nanna presto perché ci aspetta una tappa complicata, quella del passaggio in Congo.
Anche questa giornata si è rivelata molto intensa e molto bella ricca di vita, di racconti e di emozioni, anche oggi il buon Dio ci ha guidati a destinazione. 

Il resto a questa sera ora andiamo a pregare con le suore... 

Da tanto tempo non viaggiavamo così...







Il prossimo viaggio lo faccio con questo...

Fra Danilo

Affetto...


 

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