sabato 26 settembre 2015

Brazzaville 26 settembre



Carissimi tutti

Siamo a Brazzaville e dopo aver passato il fiume, vorremmo dire: “meno male!” L’uscita dal Congo è stata un’odissea estenuante e assurda.
Il partire da un luogo, anche se non ci si è fermato non per molto, è sempre un momento strano. Da un lato la voglia di ripartire, di muoversi e di avvicinarsi casa, dall’altro la fatica di salutare persone che in così pochi giorni hanno saputo entrare nei nostri cuori con la loro semplicità, immediatezza e gentilezza. Non dimenticheremo i giorni passati con la comunità di Limete e le altre comunità di suore che abbiamo conosciuto.
Come al solito prima di partire c’è stato il rito delle foto. Non solo a noi, ma anche alle nostre moto. Ci è sembrato di ritornare a Mora nel 2011 quando suor Justine e Berte non solo avevano fotografato le nostre moto ma avevano voluto farsi fotografare cavalcandole.
Il tragitto verso il porto è stato breve e facile visto il traffico di sabato. Arrivati ai cancelli degli uffici abbiamo per prima cosa visto le nostre moto disinfestate non tanto dalla tanta polvere che hanno accumulato, ma da fantomatici batteri. Risultato: le moto ancora più sporche ma profumate di cloro come se fossero uscite dalla piscina.
Noi credevamo che questa fosse la sola stranezza che avrebbe ritardato la nostra uscita dal Congo, ma non sapevamo cosa ci stava per succedere. Dopo l’ultimo timbro fatto sui nostri fogli, abbiamo cominciato a spostare le nostre moto davanti ai due cancelli che ci dividevano dalle barche che avrebbero dovuto portarci a Brazzaville. Una volta eravamo proprio a 50 cm dalla salvezza e ci siamo visti rifiutare il passaggio per una ragione che non abbiamo capito. Una cosa che ci ha colpito è che aspetti per tantissimo tempo una decisione e poi quando arriva bisogna fare velocissimi prima che qualcuno cambi idea e chiuda quella finestra che si era aperta. Non ci sono ragioni evidenti e chiare, quando ti dicono sì, vai finché puoi perché altrimenti resti a piedi. E così è successo a noi. Dopo aver spostato le moto parecchie volte, tutto si è fermato perché c’era il ministro congolese (Brazzaville) che era venuto in visita ufficiale. Risultato abbiamo visto la sfilata ma abbiamo perso più di un’ora. Dopo questo pensavamo che tutto sarebbe stato semplice. In realtà due capi di ufficio si sono messi a bisticciare tra loro sul luogo dove noi avremmo dovuto imbarcare le moto e così abbiamo dovuto aspettare ancora più di un’ora per alla fine spostarci al porto commerciale per imbarcare le moto e poi ritornare per imbarcarci su un’altra barca. Meno male che abbiamo potuto controllare l’imbarco delle moto perché le avrebbero danneggiate dovendole sollevare di peso e farle scendere su una scalinata. Alla fine dopo più di sei ore riusciamo ad imbarcare le moto e poi noi non senza esserci arrabbiati un po’ con alcune guardie.
Ci ha fatto male vedere negli occhi di suor Marthe e suor Wivine la tristezza difronte al corruzione e alla disfunzione totale del loro proprio paese. Loro come tante altre persone di buona volontà non si meritano un stato così mal concio. È normale che chi può se ne va perché sembra impossibile poter far cambiare le cose. Se ci sarà un cambiamento non avverrà sicuramente dall’alto, ma dalla buona volontà del basso. È anche vero che tutto questo crea un malcontento che nel momento in cui scoppia diventa molto difficile da gestire e crea molta violenza. Speriamo soprattutto per le tante persone che avrebbero voglia di cambiare e creare un paese nuovo.
Una volta arrivati a Brazzaville avevamo suor Agnese che ci aspettava. Veramente era dalle 9 del mattino che ci aspettava. Non è stato per nulla difficile espletare le formalità e uscire dalla dogana con le moto. Arrivate alla parrocchia che ci ospita abbiamo ancora dovuto mercanteggiare il prezzo per l’auto che domani porterà Giovanni, Dino e Maurilio a Pointe Noire. Ce la siamo cavata con un buon prezzo.
Adesso andiamo a dormire perché domani partiamo alle 6 e abbiamo 500 km che ci aspettano con 150 di pista. Dicono che la strada è bella. Vedremo.
La morale della giornata: Speriamo che l’inferno sia gestito dall’amministrazione congolese perché vorrebbe dire che nulla funziona e che quindi nemmeno le pene. Suor Marthe ripeteva anche un detto africano: quando due elefanti bisticciano, chi ci rimette è sempre l’erba.
Con questo vi lasciamo e vi auguriamo buona notte.
A domani.


Carissimi tutti

Siamo a Brazzaville e dopo aver passato il fiume, vorremmo dire: “meno male!” L’uscita dal Congo è stata un’odissea estenuante e assurda.
Il partire da un luogo, anche se non ci si è fermato non per molto, è sempre un momento strano. Da un lato la voglia di ripartire, di muoversi e di avvicinarsi casa, dall’altro la fatica di salutare persone che in così pochi giorni hanno saputo entrare nei nostri cuori con la loro semplicità, immediatezza e gentilezza. Non dimenticheremo i giorni passati con la comunità di Limete e le altre comunità di suore che abbiamo conosciuto.
Come al solito prima di partire c’è stato il rito delle foto. Non solo a noi, ma anche alle nostre moto. Ci è sembrato di ritornare a Mora nel 2011 quando suor Justine e Berte non solo avevano fotografato le nostre moto ma avevano voluto farsi fotografare cavalcandole.
Il tragitto verso il porto è stato breve e facile visto il traffico di sabato. Arrivati ai cancelli degli uffici abbiamo per prima cosa visto le nostre moto disinfestate non tanto dalla tanta polvere che hanno accumulato, ma da fantomatici batteri. Risultato: le moto ancora più sporche ma profumate di cloro come se fossero uscite dalla piscina.
Noi credevamo che questa fosse la sola stranezza che avrebbe ritardato la nostra uscita dal Congo, ma non sapevamo cosa ci stava per succedere. Dopo l’ultimo timbro fatto sui nostri fogli, abbiamo cominciato a spostare le nostre moto davanti ai due cancelli che ci dividevano dalle barche che avrebbero dovuto portarci a Brazzaville. Una volta eravamo proprio a 50 cm dalla salvezza e ci siamo visti rifiutare il passaggio per una ragione che non abbiamo capito. Una cosa che ci ha colpito è che aspetti per tantissimo tempo una decisione e poi quando arriva bisogna fare velocissimi prima che qualcuno cambi idea e chiuda quella finestra che si era aperta. Non ci sono ragioni evidenti e chiare, quando ti dicono sì, vai finché puoi perché altrimenti resti a piedi. E così è successo a noi. Dopo aver spostato le moto parecchie volte, tutto si è fermato perché c’era il ministro congolese (Brazzaville) che era venuto in visita ufficiale. Risultato abbiamo visto la sfilata ma abbiamo perso più di un’ora. Dopo questo pensavamo che tutto sarebbe stato semplice. In realtà due capi di ufficio si sono messi a bisticciare tra loro sul luogo dove noi avremmo dovuto imbarcare le moto e così abbiamo dovuto aspettare ancora più di un’ora per alla fine spostarci al porto commerciale per imbarcare le moto e poi ritornare per imbarcarci su un’altra barca. Meno male che abbiamo potuto controllare l’imbarco delle moto perché le avrebbero danneggiate dovendole sollevare di peso e farle scendere su una scalinata. Alla fine dopo più di sei ore riusciamo ad imbarcare le moto e poi noi non senza esserci arrabbiati un po’ con alcune guardie.
Ci ha fatto male vedere negli occhi di suor Marthe e suor Wivine la tristezza difronte al corruzione e alla disfunzione totale del loro proprio paese. Loro come tante altre persone di buona volontà non si meritano un stato così mal concio. È normale che chi può se ne va perché sembra impossibile poter far cambiare le cose. Se ci sarà un cambiamento non avverrà sicuramente dall’alto, ma dalla buona volontà del basso. È anche vero che tutto questo crea un malcontento che nel momento in cui scoppia diventa molto difficile da gestire e crea molta violenza. Speriamo soprattutto per le tante persone che avrebbero voglia di cambiare e creare un paese nuovo.
Una volta arrivati a Brazzaville avevamo suor Agnese che ci aspettava. Veramente era dalle 9 del mattino che ci aspettava. Non è stato per nulla difficile espletare le formalità e uscire dalla dogana con le moto. Arrivate alla parrocchia che ci ospita abbiamo ancora dovuto mercanteggiare il prezzo per l’auto che domani porterà Giovanni, Dino e Maurilio a Pointe Noire. Ce la siamo cavata con un buon prezzo.
Adesso andiamo a dormire perché domani partiamo alle 6 e abbiamo 500 km che ci aspettano con 150 di pista. Dicono che la strada è bella. Vedremo.
La morale della giornata: Speriamo che l’inferno sia gestito dall’amministrazione congolese perché vorrebbe dire che nulla funziona e che quindi nemmeno le pene. Suor Marthe ripeteva anche un detto africano: quando due elefanti bisticciano, chi ci rimette è sempre l’erba.
Con questo vi lasciamo e vi auguriamo buona notte.
A domani.

manovre per caricare le moto

Meglio controllare bene

In mezzo la traffico di Kinshasa

Non c'è niente che funziona ma i salva gente vanno legati bene

Foto di gruppo prima di partire da Limete

Suor Anne

Ultimo saluto a suor Marthe e suor Wivine

salutiamo Kinshasa

Si guarda Brazzaville con speranza

Brazzaville

Foto di gruppo con suor Agnese e padre Brel

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