venerdì 22 febbraio 2013


La messa nella cappella delle suore il giorno della partenza

La ruota distrutta di Luca dopo le tante pietre...

Segni di un vissuto

Anche i passeri cercano un po' di refrigerio nella calura di Dar

Consegna delle moto che sostano ora con montagne di caffè

La comunità delle suore al completo; grazie dell'accoglienza

Ines... finalmente a Milano

Fa freddo o ti nascondi?

Grazie Dino!

Sampeyre venerdì 22 febbraio

Carissimi tutti,
non ci piaceva lasciar il viaggio chiuso con il momento della partenza da Dar el salam ma dal rientro in Italia abbiamo corso un po’ ma soprattutto non è facile far rientrare il cuore. Qui nevica e fa freddo, un freddo difficile da gestire avendo in cuore il tanto caldo degli ultimi giorni.
Rientrare in aereo è stato facile e l’Egyptair ha lavorato bene. Martedì nel pomeriggio eravamo tutti a casa. Già da mercoledì noi… lavoratori abbiamo ripreso scuola e le attività di parrocchia mentre i pensionati hanno riposato.
Tante le persone che ci mostrano affetto e gioia nel rivederci e nel farci raccontare. Raccontare è come ripensare e rivivere nella forma del condividere con altri. Velocemente i momenti di tensione vissuti si allontanano e restano in cuore volti, orizzonti, storie di un vissuto lungo un mese. Quanta gratitudine per il vissuto. Dalla Tanzania ci hanno già scritto che le pratiche per il passaggio di proprietà della macchina sono quasi pronte segno che molto presto su quelle strade per l’orfanotrofio di Iringa e per le attività delle suore della Consolata viaggerà il nostro, vostro Rav4 che abbiamo portato. Questo ci riempie di gioia. Le nostre moto stanno riposando accanto a sacchi di caffè e partiranno per l’Italia il 4 marzo, speriamo bene.
Non è facile riprendere questo ritmo europeo e nella testa spesso ritornano i rumori della strada africana, i suoni di quel mondo, gli odori e i colori ma soprattutto le persone incontrate. Il buon Dio veramente ci ha fatto un gran regalo, forse con qualche spina inattesa e qualche sorpresa un po’ storta provando fino in fondo pazienza e fiducia ma anche questo è viaggiare, quasi un consegnarsi a chi incontrerai e a un mondo in cui sei ospite in punta di piedi, di passaggio.
Non possiamo non ringraziare di cuore tutti coloro che in nostra assenza hanno lavorato per noi nelle sostituzioni e ci hanno atteso a volte con un po’ di timore. Grazie veramente a tutti soprattutto a coloro ai quali non arriveremo a dire grazie direttamente.
Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito per l’acquisto della macchina e per il viaggio, a chi ci ha dato materiale da lasciar nelle missioni (Leo Vince e tante signore che han preparato pacchi per bambini) a chi ha dato materiale per il viaggio in moto (OJ in modo del tutto particolare) e tanti altri. I vostri gesti restano segni sulle strade del mondo.
La cartina grande dell’africa che abbiamo in casa ora porta il segno del nostro percorso da Allesandria a Dar el Salam. Bel segno, bel viaggio ma il più grande segno rimane nei nostri cuori sperando di saperlo condividere con tutti coloro che incontreremo in questa nostra Italia.
Un abbraccio grazie di cuore a tutti

lunedì 18 febbraio 2013


Carissimi tutti

Stiamo preparando le valigie e stiamo vagliando cosa ancora lasciare alle suore che ci hanno accolto qui a Dar es Salam.
Ci vengono in mente tutti i volti di coloro che in questo tempo hanno incrociato il nostro andare per strada e hanno reso possibile e bello il nostrio viaggio. Ricordiamo coloro che ci hanno accolto dalle suore di Alessandria d’Egitto – suor Elen, suor Marcel, suor Teresina, suor Teresa, suor Paola, e tutte le loro consorelle. I padri di Assuan che ci hanno aiutato ad avere il visto per il Sudan e imbarcarci sul lago Nasser verso Wadi Halfa. Mazar Mahir senza il quale forse saremmo ancora a Wadi Halfa. I padri comboniani di Kartum che ci hanno ospitato e accompagnato all’ambasciata etiope per rinnovare il visto.
Suor Mariolina di Addis Abeba che accogliendoci ci ha fatto gustare il suo amore per il popolo etiope. Fratel Giuseppe di Dila. Padre Eduard di Moyale senza il quale Luca non sarebbe riuscito ad attraversare la frontiera etiope verso il Kenya senza il passaporto. Patrizia e Michael di Marsabit che ci ha accolto e che ha accompagnato tutto il nostro viaggio in Kenia con la sua attenzione e simpatia. Grazie a Andrew senza il quale non saremmo riusciti a trovare senza fatica l’ambasciata italiana a Nairobi. Grazie alla signora dell’ambasciata che ha trovato il modo di far sì che si potesse continuare il viaggio fino in Tanzania.
Grazie agli amici di Rembo che hanno aspettato e accolto con il calore dell’amicizia Dino, Alfio e Giovanni dopo una tappa massacrante.
Grazie a padre Angelo arzillo novantenne che ci ha accolto da fratelli a Mombasa
Grazie alle suore di Dar es Salam che ci hanno accolto e ci hanno assistito in questi ultimi giorni.
Grazie infine a tutti voi che ci avete accompagnato e custodito nelle vostre preghiere e pensieri, siamo sicuri che senza tutti voi il viaggio sarebbe stato più pesante e meno gustoso e bello.
Un abbraccio a tutti quanti e arrivederci sulle strade del mondo, pellegrini verso una meta che non è mai raggiunta e guida il cammino di tutti.
E come dicono i nostri amici di Torino: «Non c’è vera avventura senza un imprevisto”.
A presto

Gli amici dell'orfanotrofio di Rembo

Le suore di Alessandria al completo

I padri di Assuan

Padre Pierino... la salvezza per il Sudan

I comboniani a Kartoum

Sr Mariolina ad Addis Abeba

Fratel Sergio a Dila

Padre Edoardo di Moyale... la salvezza per il passaporto smarrito

Patrizia con il nuovo casco... con simpatia e sicurezza

Andrew e la moglie Margherita

Col giovanotto novantenne padre Angelo

Le suore a Dar el Salam

domenica 17 febbraio 2013

Carissimi tutti

siamo qui dopo un buon caffè preparato da Ines e dopo una cena dalle suore dove abbiamo chiacchierato e ci siamo raccontati un po' la nostra vita. Bello ritrovarsi su esperienze di vita che ci hanno fatto crescere e maturare, sapendo anche sorridere di tante vicessitudini delle proprie vite.
Oggi domenica, siamo andati a messa qui vicino, in un centro di spiritualità francescana. Messa di quaresima con canti belli ma non accompagnati dai classici tamburi.
Prima di pranzo abbiamo consegnato ufficialmente le chiavi della macchina alle suore con tutte le foto di rito. Sembravamo su un set fotografico. Si è prima spostato la macchina e le moto per avere la buona luce e poi abbiamo cominciato a scattare prima con una macchina fotografica e poi con un'altra, sembravamo tanti divi. Facevamo un po' ridere e meno male che non ci hanno visto in molto altrimenti veramente avrebbero riso.
Dopo pranzo siamo scesi in città per compere e per i souvenirs siamo andati nel centro dell'artigianato. Ci ha colpito che le linee delle statue non fossero così diverse rispetto a quelle che si potevano trovare nella parte occidentale dell'Africa. Forse la forma snella ricordava maggiormente i Masai incontrati lungo la strada arrivando a Dar es Salam.
Anche se alle volte è necessario frequentare questi luoghi per poter comprare qualcosa per chi è rimasto a casa, non è molto piacevole. Oltre al fatto di "dover" comprare qualcosa, ti senti particolarmente "turista", più di quello che a volte sei. Oggi, tra l'altro, c'era un folto gruppo di militari della marina sovietica che, molto probabilmente sostava nel porto di Dar es Salam. Tutti molto giovani faceva impressione, da un lato, il loro spaesamento, dall'altro la quantità di superalcolici che hanno comprato in un supermercato che c'era lì vicino.
Per tornare a casa abbiamo preso due Tuc-Tuc (degli ape adibiti per il trasporto persone). Ovviamente tra gli autisti è scattata subito la competizione. Uno tra l'altro era rosso e subito è stato battezzato "Ferrari". é stato impressionante la velocità con cui hanno attraversato la città e con cui si sono destreggiati attraverso il traffico cittadino.
Arrivati a casa abbiamo cominciato a preparare i documenti necessari per domani per poter consegnare le moto. Speriamo che tutto fili liscio. Di imprevisti ne abbiamo già avuti molti.
Grazie di tutto e a domani

Anche se di traversi ecco il percorso su una maglietta

La bellezza di essere accolti e di condividere con una comunità

La dolcezza dell'oceano indiano al tramonto

La consegna ufficiale delle chiavi

Ferrari testa rossa... primo grazie al bravo pilota

Nonostante le spinde di Alfio... secondi!

Targati BMW. Grazie agli amici di Milano e Alba

sabato 16 febbraio 2013

Carissimi tutti

oggi giorno da turisti, ma prima il dovere.
Al mattino dopo la messa e la colazione con le suore, siamo partiti con un pulmino per andare all'agenzia che dovrebbe curare le pratiche per far rientrare le nostre moto. Il contatto ce lo ha procurato GianLuca che di questo viaggio ha solo vissuto il lavoro legato agli imbarchi e sbarchi dei mezzi. Veramente si è preso solo il pesante del viaggio.
Come sempre negli uffici africani, abbiamo dovuto aspettare il capo ufficio che, visto che era sabato, era in ritardo. L'ufficio ci ha fatto buona impressione. Visto che fuori faceva molto caldo, l'ufficio, con l'aria condizionata, ci è sembrata una cella frigorifera.
L'incontro è stato molto cordiale e in fondo ci ha detto ciò che GianLuca ci aveva già accennato via email e via telefono. Comunque esser passati per quel ufficio ci ha tranquillizzato e ha fatto sì che la giornata fosse più serena.
La visita programmata era per la spiaggia di Bagamojo dove si riunivano gli schiavi per poi essere trasportarti a Zanzibar dove c'era uno dei mercati più grandi di schiavi dell'est Africa. il significato del nome del paese è "sotterra il cuore". Era ciò che dicevano agli schiavi che di lì partivano per sempre. Su questa spiaggia è anche dove sono arrivati per la prima volta i missionari dello Spirito Santo che hanno iniziato l'evangelizzazione dell'Africa dell'Est. La prima attività dei missionari che nel 1868 arrivavano su queste spiagge era quella di occuparsi degli schiavi. I mercati verso cui andavano la maggiorparte degli schiavi erano la Penisola Araba e l'India. Proprio per questo in questi ultimi anni, di fronte ad una chiesa locale che ricercando le proprie radici, sta valorizzando questo luogo proponendolo come luogo di pellegrinaggi, il mondo musulmano cerca di nascondere se non di distruggere questo luogo perchè ricorda che la piaga della schiavitù, in questi luoghi parlava soprattutto arabo.
Ci ha fatto effetto, prima passeggiare su quelle spiagge e poi visitare la prima missione dei padri dello Spirito Santo e delle suore che oggi è adibito a museo. Quante persone da questi luoghi sono partite senza sapere nemmeno dove sarebbero andati a finire, e quanti missionari qui sono sbarcati per iniziare l'opera evangelizzatrice. Quante vite spezzate ancora nel pieno delle forze dalla febbre gialla e dalle malattie tropicali dopo solo pochi anni, alle volte soli pochi mesi, per annunciare l'amore di un Dio che si china soprattutto su chi fatica ed è disprezzato. Anche qui la storia parla di croce come tortura che un uomo impone ad un altro uomo, e di croce che diventa segno di un amore disinteressato che offre il meglio di sè perchè qualcuno possa sperimentare un significato diverso alla propria vita e al rapporto con gli altri.
Ritornando, l'autista ci ha fatto fare il giro della Dar es Salam "bene". Le ville che si affacciano sull'oceano e nel centro della città. Un altro volto di Africa rispetto al quartiere dove abitano le suore e dove alloggiamo.
Domani andremo a messa al centro di spiritualità dei francescani qui vicino e speriamo di sentire dei bei canti. Penseremo alla nostra cantoria e cercheremo dei cd di canti da portar loro.
Cercheremo anche di andare a comprare qualche ricordino che possa attestare la verità del nostro viaggio.
Speriamo di passare una buona domenica non proprio come le ultime. Una settimana fa avevamo appena finito le pratiche legate al furto del passaporto di Luca e dovevamo affrontare i 250 km più impegnativi del viaggio. Domeniche diverse, speriamo anche nella bellezza.
Per adesso un forte abbraccio a tutti e a presto

passeggiando sul risacca della marea dell'oceano indiano

L'asilo delle suore di Dar es Salam

I ceppi usati per gli schiavi

Se il vescovo non lo prende più, Luca ha quasi trovato lavoro nell'import-export

Il monumento che ricorda lo sbarco dei primi missionari

Neanche questa volta non si riesce a fare il bagno

Il gruppo "viaggiare per incontrare" quasi al completo. Manca solo GianLuca

La prima chiesa costruita dai missionari

Ines da buona massaia mercanteggia la frutta per il gruppo

L'oceano

venerdì 15 febbraio 2013


Carissimi tutti,
siamo sotto un ventilatore a Dar es salam dalle suore della Consolata. “La meta” finalmente non ci sembra vero. Oggi una lunga tirata da Mombasa a qui compresa dogana tra Kenya e Tanzania, quella che temevamo per i problemi di Luca.
Abbiamo deciso per problemi di tempo di non salire ad Iringa e di lasciare la macchina qui poi sarà portata da loro a destinazione d’uso. È come quando si va in montagna e si arriva a un colle e si vede la cima vicina ma guardando l’orologio ci si dice “le forze ci sono ma è buono scendere perché è troppo tardi” Il colle diventa una buona meta e si ringrazia. Abbiamo veramente fatto una tirata per arrivarci e tutto è andato per il meglio.
Ma andiamo con ordine.
Mercoledì mattina sveglia con calma poi partenza per Mombasa dove ci siamo dati appuntamento con il resto della truppa. Luogo… dove ci imbarca per passare col traghetto oltre l’insenatura che rende una penisola la città. Nessuno c’era stato ma tutto doveva esser chiaro. I motociclisti Luca e Claudio senza fatica arrivano a destinazione aiutati da un mototaxi locale. Per telefono Dino aveva detto di fare l’assicurazione perché è obbligatoria e non l’avevamo fatta. Loro la stanno facendo a Malindi. Con Luca ci si dice: il posto più sicuro perché non facciano controlli è dalla polizia e allora ci facciamo amici con i poliziotti che controllano l’entrata al traghetto. SI scherza si ride ci si racconta provenienza, prezzo delle moto velocità etc. CI offrono una sedia all’ombra e facciamo passare il tempo spiegando che aspettiamo amici per passare verso la Tanzania. All’arrivo della macchina e di Alfio senza problemi né controlli si passa e troviamo velocemente la bellissima casa dei padri della consolata in riva all’oceano. In tempo per celebrare con loro le ceneri. Celebra padre Angelo giovane sacerdote: 90 anni! Ha una gran voglia di chiacchierare e raccontare. Che meraviglia ascoltarlo. Si fa notte e senza fatica riposiamo in un posto da far invidia a tanti villaggi turistici. Peccato che dobbiamo partir presto anche perché Ines ci attede a Tanga oltre frontiera. La strada per la frontiera è bella e senza traffico al punto che ci chiediamo spesso se sia la strada giusta. Arriviamo alla frontiera e comincia la paura, basterà il foglio dell’ambasciata per passare? Il Kenya non fa problemi anzi dimostra professionalità ed efficienza, dopo 6km ultimo passaggio poi dogana e immigrazione della Tanzania. Spieghiamo il problema e senza farci aspettare troppo preparano visto mettono timbri per i mezzi. Chiediamo per l’assicurazione visto che è dal Sudan che non ci siamo fatti problemi ma non è saggio e in Tanzania sembra debbano controllare. In dogana solo assicurazioni per la macchina e non per le moto, non sappiamo perché ma è così. Ripartiamo ora verso Tanga dove Ines ci aspetta, senza fatica la troviamo e Alfio le consegna un mazzo di fiori che aveva preparato in partenza: che bello. E ora che facciamo? Proviamo ad arrivare alla meta? CI sarà traffico? Ci mancano 350km ed sono già le 12.40. CI proviamo e ci mettiamo per strada.
Non ci sembra vero arriviamo veloci e bene tra dolci colline e due rimproveri per velocità presunta alta (secondo Dino era solo per farci vedere i laser che hanno perché non ha mai voluto soldi per multe!) fino a 100km da Dar es salam poi… Ci deve esser stato un incidente che ha fatto arrabbiare un gruppo di masai che hanno bloccato la strada creando un ingorgo impressionante. Qualcuno è fermo dal mattino quando si partirà? Passiamo anche su una strada laterale ma niente. E il tempo passa sapendo che arriveremo di notte! Finalmente tra scorciatoie e km di code contrarie di camion torniamo a macinare km. SI fa notte e arriviamo all’inizio di Dar es Salam in pieno. Quando ci sembra di essere abbastanza vicino chiediamo a una mototaxi di guidarci ma non è facile trovare qualcuno che conosca e capisca poi uno si dà disponibile, chiede indicazioni e si parte. Mezz’ora di traffico assurdo come in un labirinto poi un altro sale sulla mototaxi che non riesce a trovare e… finalmente siamo alla meta con le suore che ci aspettano. Siamo arrivati! Bellissimo. Non sappiamo dove siamo ma siamo alla meta! Domani riposo, riposo riposo, turismo in città etc.
Il cuore di tutti è felice, tutto è andato bene mezzi, salute etc. che viaggiar particolare e gli incontri continuano ad essere interessanti. Qui tutti conoscono nostra Zia, qui al dispensario ha lavorato per almeno 10 anni. Ci fa pensare molto.
Ringraziamo il buon Dio, quando ci leggerete saremo a spasso in città. Grazie per chi ci ha seguiti, scriveremo ancora impressioni fino al ritorno. Speriamo di poter consegnare i mezzi lunedì mattina e la sera si rientra. Ma vi diremo.
Un abbraccio a tutti


La Tanzania si presenta come verde

Con Andrew alla cascata di Thika prima di Nairobi

A Mombasa con padre Angelo un giovincello di 90'anni


Carissimi tutti,
sappiamo già che questa sera che non riusciremo a spedire ma speriamo di farlo domani. Che giornata oggi… Tutti abbiamo dormito poco e con parecchio patema d’animo non sapendo come sarebbe finita. Almeno il monte Kenya che spesso è avvolto dalla nebbia ci ha regalato uno spettacolo bellissimo in un cielo terso e chiaro. Sembra veramente il Monviso. Nanyuki dove abbiamo dormito è sulla linea dell’equatore ma a 2000m di altezza e la temperatura in partenza alle 6.30 era di 9°. Un dolce sali e scendi per 150km non troppo trafficati in spettacoli bellissimi e dolci verso Nairobi. Il cuore era però pesante perché dovevamo dividerci. A 42km dalla capitale keniota ci aspettava Andrew (Andrea all’origine) un signore originario di Cuneo qui dal 1955. Persona splendida, amica di Alfio, che ci ha portati a casa sua mentre Giovanni, Alfio e Dino han continuato evitando la città. Dal quartiere residenziale dove vive ormai in pensione ma seguendo ancora un’attività di produzione di prodotti locali legati al mercato equosolidale, siamo stati portati in Ambasciata italiana per il problema del passaporto rubato a Luca. Non avevamo speranze e ieri sera avevamo progettato varie possibili soluzioni. Ma… qualche volta va bene e la signora dell’ambasciata molto gentile ci ha fatto un foglio di via per il rientro in Italia via Tanzania che vuol dire che andremo in dogana con quel foglio sostitutivo del passaporto rilasciato dall’ambasciata e non ci dovrebbero essere troppi problemi per passare avendo poi pochi giorni per rientrare in Italia. Non potevamo crederci alle 12 eravamo fuori col foglio fatto.
Un bagno di traffico della capitale e un pranzo che non abbiamo potuto rifiutare anche se il desiderio di partire e raggiungere gli altri era tanto. Che accoglienza da parte di Andrew e di sua moglie Margherita conosciuta qui e sposata 40anni fa. Un pranzo con alcuni della famiglia in un clima festoso da martedì grasso. (In questi giorni non ci avevamo più pensato a dire il vero!)
Poi partenza per Mombasa cercando di scendere il più possibile. Traffico molto intenso sulla sola strada che da quel porto va in direzione nord sale verso l’Uganda. Fatti 250km tra autotreni stracarichi. Siamo ora a 210km da Mombasa in un hotel suggeritoci da Andrew dove lui si fermava a dormire coi missionari della consolata quando prima dell’indipendenza scendevano per imbarcarsi o ritirare le cose per le missioni.
E il resto del gruppo? Hanno tirato veramente viaggiando tutto il giorno e sono arrivati a Malindi attesi da Bruno e tutti gli altri. In questo momento stanno mangiando pesce a sbaffo… Dino è raggiante e ne siamo felici. Domani speriamo di ritrovarci a Mombasa nel pomeriggio per passare la notte dai missionari della consolata per poi finalmente provare ad entrare in Tanzania. Speriamo bene.
Che africa diversa da quella che conoscevamo. Prima di tutto qui è tutto molto bello ovunque e poi c’è grande diversità tra la città e tutto il resto. È una cosa impressionante qui son tanti i turisti cosa che non esiste dall’altra parte dell’africa e tante sono le strutture solo per loro e per quello che vogliono vedere. C’è una storia diversa di colonizzazione e parecchi sono i kenioti discendenti da chi tre generazioni fa era sceso per lavoro legati alla colonia. Il mondo missionario ha storia a parte a tutto questo. Si può tranquillamente venire qui e non vedere la realtà della gente dei villaggi e delle tribù e crediamo siano tanti a far così… E’ strano tutto questo e ci fa molto pensare.
Adesso andiamo a dormire stanchi dalla strada e dalla tensione accumulata quest’oggi e in questi ultimi giorni. Nell’albergo c’è anche una piscinotta, ma non attira proprio nessuno se non le zanzare. Sarà per la prossima volta.
Un abbraccio a tutti e a domani

La cena dopo una lunga tappa da Dakar. Gli amici son sempre gli amici

Pranzo da Andrew e famiglia. Un'accoglienza indimenticabile

La cucina dell'orfanotrofio

Il Monte Kenya. Sembra proprio il Monviso. Dedicato a zio Giovanni che lì sopra c'è stato

Attraversare Nairobi in moto è pazzesco

giovedì 14 febbraio 2013

Notizie dal cellure di Claudio:
"Siamo alla meta, domani cerchiamo un computer per scrivere. Siamo a Dar es Salam. Un abbraccio a tutti".
Dopo questo breve messaggio non mi rimane che augurare e tutti buona notte. Cate

lunedì 11 febbraio 2013


Carissimi tutti

Siamo a Nanyuki nella casa della diocesi di Marsabit pensata per dare la possibilità di una sosta a chi da Marsabit scendeva a Nairobi. È una bella casa, molto più bella di tanti alberghi dove in questo viaggio abbiamo dormito. Accoglienza ottima anche grazie alla telefonata di Patrizia che aveva prenotato per noi.
La tappa è stata di nuovo impegnativa. 130km di pista dura come quella di ieri che ha messo a dura prova i mezzi e i nostri fisici. Quando abbiamo visto l’asfalto abbiamo allargato le braccia. Lo sospiravamo già da tanti chilometri.
Dopo aver fatto manutenzione ai mezzi, abbiamo preso le cartine geografiche in mano e abbiamo cominciato a vedere come fare per il problema del passaporto di Luca. Grazie a Dio, ci sono tanti amici in giro per il mondo e domani ci sarà un amico di Alfio che verrà a prenderci all’entrata di Nairobi per accompagnarci all’ambasciata italiana. Sta mattina Patrizia ha telefonato in ambasciata per chiedere chiarimenti e per vedere cosa si può fare. Per fare un nuovo passaporto è necessario 10-15 giorni, ma è possibile fare un “foglio di via” per poter uscire dal Kenia. Ora si deve vedere se è possibile entrare in Tanzania con quel foglio oppure no. Lo sapremo solo domani. Speriamo in bene.
Domani comunque ci divideremo: Luca e Claudio andranno in Ambasciata, Alfio, Dino e Giovanni continueranno come da calendario. Queste decisioni sono sempre difficili da prendere, ma alle volte è necessario farlo. Anche questo prova la nostra solidità quasi come i chilometri di pista che ormai ci stanno alle spalle. Vedremo come evolveranno le cose. Domani mattina ci sarà il responso definitivo. Poi vedremo come fare.
Adesso andiamo a dormire stanchi dopo tanti chilometri sulle spalle e della tensione dovuta ai tanti problemi da risolvere.
Grazie di sostenerci e di esserci vicino.
Un abbraccio a tutti 

Ecco la pista che ci ha distrutto

Ecco come ci si riduce dopo la pista. Ma il sorriso c'è sempre. Grazie Alfio

In più la terra rossa si mette ovunque

Si studia dove passare...

Il centauro

Piccola sosta per rifocillarci un po'

Con Padre Tallone

Comunque vada abbiamo passato l'equatore