lunedì 17 gennaio 2011

lunedì 17 gennaio 2011. Prima settimana di viaggio

è ormai una settimana che viaggiamo e oggi siamo arrivati alla capitale della Mauritania (Nouakchott) dopo 480 km di deserto. Desolazione. Vento battente lungo tutto il tragitto che obbligava le moto a viaggiare leggermente oblique per compensare le raffiche. La sabbia è entrata dappertutto anche nelle mutande di chi era in moto mentre Dino e Giovanni nella macchina se la ridevano con l’aria condizionata. Come dice Dino: «se c’è non vuoi usarla?». Effettivamente, casomai non funzionasse che figura ci facciamo!
Scherzi a parte, il viaggio è entrato nel vivo. Se ancora in Marocco poteva sembrare un po’ Europa, ieri abbiamo avuto la prova d’essere arrivati in Africa a tutti gli effetti.
Partiti da Daklha alle 7.20 per poter essere presto alla frontiera tra Marocco e Mauritania – senza però viaggiare di notte – siamo stati fermi alla frontiera 8 ore dalle 13 alle 21. Non si è saputo bene il perché. Come sempre in queste situazioni tutti sanno qualcosa e tutti aggiungono per non essere da meno e semplicemente riportare ciò che si è sentito. Qualcuno diceva che la settimana scorsa alcuni militari marocchini abbiano fatto passare armi in Mauritania e che presi sul fatto abbiano obbligato le autorità marocchine a inasprire i controlli. Vi lasciamo immaginare cosa vuol dire dover controllare ogni cosa su un’auto carica al punto che i parafanghi posteriori toccano le ruote. La coda che si è creata è stata “fantozziana”, però molto africana. Tranne pochi turisti francesi e qualche spagnolo, gli altri erano tutti senegalesi che rientravano a casa per le ferie dal lavoro in Europa (Spagna, Francia e Italia). Ci ha colpito trovare parecchie auto con la targa italiana guidate da senegalesi con cui abbiamo fatto subito amicizia tra una parola in francese, una in italiano e le nostre esclamazioni molto ben copiate da loro (porca miseria).
Alla fine forse aveva ragione un ragazzo della Costa d’Avorio che si è limitato a dire che la coda era creata dal fatto che tutti i funzionari volevano far vedere che avevano un po’ di autorità da farsi riconoscere, ovviamente chiedendo un regalo o un po’ di soldi. Un senegalese che in Italia fa il venditore ambulante e che ci ha guidati nella terra di nessuno tra il Marocco e la Mauritania, guardando la coda e il caos creato,  sconsolato ci ha detto: «Ci vogliono ancora 200 anni per arrivare al livello dell’Europa».
Ma il bello doveva ancora venire. Usciti dal Marocco ci sono 3-4 km (in linea d’aria nemmeno di 2) dove non c’è la strada solo tracce vaghe di una pista tra sabbia e pietre. Sapendo che fuori dalle tracce ci possono essere mine lasciate lì da non si sa quanto tempo (ma loro sono pazienti), lo spettacolo diventa terrificante. In più vista l’ora e la prospettiva che la frontiera della Mauritania chiudesse e fossimo obbligati a dormire all’aperto nella terra di nessuno, la prospettiva diventa folle. In più la sera abbiamo saputo da pére Jerome che chi prova ad entrare clandestinamente nell’uno o nell’altro paese, viene rigettato in quella terra. Anche i più scaltri trafficanti non di rado saltano su qualche mina.
Dopo tutte le formalità alla frontiera Mauritana ripartiamo in piena notte per gli ultimi 50 km e la missione a Nouadibou da trovare. Con la poca luce pubblica che contraddistingue le città africane è stato necessario contattare alcune persone che stavano giocando alla pettanque per farci indicare dove si trovava la missione e non ancora soddisfatti ne abbiamo caricato inturbantato sulla moto perché ci conducesse a destinazione.
Meno male che père Jerome ci aspettava con una buonissima cena che nella sua bontà, semplicità ci ha rincuorato. Dopo tutto, alla sera andando a dormire ci siamo confessato che durante tutti gli ultimi 50 km nella notte africana non abbiamo smesso di pregare. La notte era comunque bellissima con una luna che immobile e fedele compagna ci stava a guardare e vegliava su di noi.

Oggi abbiamo iniziato celebrando la messa nella piccola chiesa di Nouhadibou con la sua piccola comunità composta da due suore indiane, un seminarista in stage, un fedele nigeriano e pére Jerome.
Immediatamente all’uscita dalla chiesa ci siamo resi conto che la giornata sarebbe stata caratterizzata dalla nebbia dovuta non tanto dall’umidità quanto dal fatto della sabbia del deserto presente nell’aria. Partiti alle 8.30 e rallentati dal dover cambiare dei soldi, abbiamo lasciato Nouhadibou molto tardi. Meno male che la strada era molto bella. Non abbiamo visto nessun tipo di uccello anche perché la visibilità era molto scarsa. Ci hanno tenuto compagnia pecore, asini e molti dromedari che pascolavano e mangiavano non si bene che cosa. Una foto veloce al treno più lungo del monto e poi 450 km di vento laterale che alzava una sabbia finissima che entrava ovunque e che faceva bruciare la gola e gli occhi. Il deserto con le dune che invadono la strada al punto che è necessario sgomberarla come se fosse neve. Abbiamo visto pale gommate che spalavano come se fosse stato Marco Bongiasca a Sampeyre a togliere la neve.
Se il deserto di cui parla la parabola della pecora perduta è come quello che abbiamo visto oggi e se Dio cerca la pecora fintanto che non la ritrova, allora deve proprio essere pazzo perché qui si può passare la vita a cercare una pecora persa. Grandezza dell’amore che non si stanca.
Dopo una sosta a metà strada per un panino a base di sardine senegalesi, siamo arrivati a Nouakchott alla cattedrale che si trova davanti all’ambasciata francese.
Anche qui siamo stati ben accolti da pére Victore e da pére Yves, ottantenne che è arrivato qui nel 1957 che ci ha raccontato un po’ la storia della chiesa in Mauritania. Tanta voglia di raccontare a delle orecchie attente come le nostre che dopo tanto silenzio avevano desiderio di parole piene di vita e di saggezza. Quando è arrivato la capitale contava solo 1000 abitanti adesso supera il milione. Passare in Senegal non aveva dogane e il battello ti aspettava. Adesso è molto cambiato. Ci ha anche raccontato dei suoi viaggi in lambretta (1955) da Roma alla Bretagna – Bretagna Svizzera costa adriatica Roma. Bell’incontro che fa sempre più ricco il nostro viaggio.
Confermato il passaggio a Dakar dove non dovrebbe essere troppo difficile trovare la casa degli Oblati. Ci aspetta padre Giuseppe Giordano responsabile degli oblati in Senegal. Domani ci dovrebbe raggiungere anche Gian Luca Garzino che farà un tratto di strada con noi fino a Bamako. Che bello il gruppo si allarga di nuovo. Sarà bello il condividere anche con lui le emozioni.
Buona notte a tutti.
P.S. Grazie di tutti i commenti. È molto bello saperci accompagnati. Grazie dei consigli di Alberico e ci Paolo di Cuneo. Abbiamo mangiato ottimo pesce. Domani attraverseremo in Senegal da Rosso perché ci hanno detto che la pista più verso la costa non è in buone condizioni. Speriamo bene. A domani
L'alba a Daklha partendo verso la Mauritania. Non sapevamo ciò che ci avrebbe atteso alla frontiera

Visto che dobbiamo aspettare sotto il sole tanto vale cambiarci e metterci comodi

Nella terra di nessuno nel deserto tra il Marocco e la Mauritania è meglio viaggiare mai da soli

A Nouhabibou con la piccola comunità che ci ha accolti

La testa del treno più lungo del mondo

Cediamo la strada al signore del deserto

La visibilità dei 450 km

Mai dire che viaggiamo carichi

Il cuoco

Colori d'Africa

La tradizione e la modernità

9 commenti:

  1. E' veramente un viagggio incredibile, pieno di incontri.
    Ma trovate facilemnte un collegamento internet per scrivere?
    Vi seguo

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  2. Iniziare la giornata con un racconto come questo, con parole come queste, con emozioni come queste è veramente una ricchezza. Una abbondante colazione per lo spirito.
    Grazie.
    franco

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  3. che begli incontri...rassicurano anche noi!
    fate attenzione e buona giornata!
    Francesca

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  4. Vi seguiamo con attenzione
    Le vostre parole non possono che farci sognare
    I granelli di sabbia tra i denti
    Il vento estenuante
    Il nulla tutt'intorno
    I pensieri diventano fluidi e
    la mente trova la preghiera
    Buon viaggio
    Ugo e Laura

    p.s. da motociclista a motociclisti
    filtro aria, catena, benza motore tutto ok
    le eliche si comportano bene?

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  5. Ciao prof!! Qui siamo in periodo esami e sudando sui libri ogni giorno vengo a leggere sul blog vostre notizie... Che belle foto, vorrei essere con voi solo per scattarne qualcuna... (anche se magari anche lì avrei rotto un obiettivo come a Istanbul...). Tutto il seminario vi saluta e vi segue con attenzione. Che bello questo blog e che bello potervi seguire in diretta!!! PS: Alcuni studenti vi attendono CON ANSIA per dare gli esami anche con voi ahahah BUONA STRADA!!! BLENJO

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  6. grazie per le vostre parole..è un po' come essere con voi. Vi pensiamo intensamente!!! Lu',Alby e tommaso

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  7. Cari Luca e Claudio, stasera abbiamo riunione END. Saremo vicino a voi nella preghiera.
    Vi ringraziamo perchè con le vostre parole, le vostre emozioni e i vostri racconti delle persone incontrate, ci permettete davvero di fare un pezzo di strada con voi ogni giorno.
    Un abbraccio.
    Paolo e Silvana

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  8. questa mattina è stato bello trovare l'aggiornamento del vostro viaggio sempre più faticoso, ma ripagato dalle emozioni che state vivendo e fate vivere; vi seguiamo sempre ma impazienti aspettiamo il vostro ritorno. buona serata a tutti
    p.s ma le pale gommate erano komatsu?erano incatenate?

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  9. Che bello leggere quello che scrivete e vedere le immagini che pubblicate! Un po' di invidia... sana, nel senso che appena si può si parte ...per incontrare, che è sempre la parte più bella del viaggio! Luca e Alessia

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