Carissimi tutti,
ieri sera non siamo riusciti a scrivere almeno per due motivi: il freddo e come conseguenza la non voglia di star fuori a cercare una connessione internet possibile. Ma ieri e oggi son state giornate molto particolari e anche solo per quello che abbiam vissuto valeva la pena partire.
Cominciamo dal freddo… Al mattino visitiamo Fes, bellissima città affascinante, siamo scesi nella Medina da soli e ci siam persi, presi da tutto ciò che c’era da vedere. Certamente colpisce la conceria che ricorda quasi un girone infernale di Dante, uomini costantemente all’umido per conciare le pelli, bellissime ma a che prezzo umano! Tutto di questa città profuma di storia. Perdendoci nei meandri della città vecchia si fa tardi e così non riusciamo più a trovare padre Matteo sentito presto al telefono, un sacerdote originario di Peveragno che ci risponde al telefono con un accento piemontese stupendo! Peccato non averlo incontrato ma sarà per un’altra volta.
La strada che da Fes sale verso Midelt dove ci aspettano i monaci trappisti passa a un passo oltre i 2100m, fa freddo e in alcuni posti han passato lo spandisale causa ghiaccio! Sembra di essere in svizzera e quasi sul colle c’è una famosa università di super ricchi e una residenza del Re. Ci sbagliamo a un bivio forse per il freddo e ci ritroviamo a un altro passo che dovevamo evitare ma ormai è tardi per tornare indietro e proseguiamo in posti comunque bellissimi. Cominciamo a scendere verso Midelt e tutto sembra cambiare, in pochi Km siamo in un deserto di pietre con altipiani ancora abitati da nomadi che vivono di poco o nulla. Midelt a 1500m dove si trova il monastero è ai piedi di una montagna di 3700m, ma la povertà è africana e se anche la chiamano la porta del deserto ed è l’unica strada che scende verso il sud, è un luogo poverissimo e che sembra dimenticato. È stata un po’ famosa al tempo del protettorato a causa anche delle miniere di fosfato ora non più redditizie. Il piccolo albergo dove ci accompagnano i monaci si chiama Il re della birra! Ma niente birra, niente ristorante e soprattutto niente riscaldamento: come dormire a Casteldefino senza riscaldamento in questa stagione: dormiamo vestiti e andiamo a letto alle 9.30: in giro non c’è nessuno e tutto è chiuso.
Ma veniamo alla perla del posto: il monastero dei trappisti (benedettini riformati). Ci apre Jean Pierre, l’unico monaco superstite del monastero di Tibirine che anche là era il portiere. Forse non tutti conoscono la storia di Tibirine in Algeria se non chi ha visto il film “Uomini di Dio”. Nel 1996 furono uccisi 7 monaci non si sa bene da chi in un momento particolare per l’Algeria. Vi racconteremo a voce perché ne vale la pena. Ora questo monastero di Midelt rimane simile a quello dell’Algeria a cui era gemellato. Una presenza silenziosa che parla da sola. Sono osservati, controllati e stimati. Jean Pierre ci racconta di quegli anni, ora lui ne ha 88, pietra vivente meravigliosa: i suoi occhi da vecchio brillano e ci regala molto del suo tempo e le sue parole diventano meditazione semplice sulla loro presenza e sulla testimonianza della tenerezza di Cristo e della possibilità di accoglierci ed amarci in maniera gratuita.
Domenica comincia con la sveglia alle 6.20 per poter essere al monastero per le lodi delle 7.15. Bello vedere nascere il sole su queste montagne e poter continuare la preghiera che i fratelli musulmani avevano iniziato prima di noi. La preghiera dei salmi culla il nostro risveglio e dopo questo i monaci ci offrono colazione e cogliamo l’occasione per poter parlare con il priore che ci parla di Charles de Foucault e di un altro prete che qui ha vissuto come fratel Charles. Bello ritrovarsi attraverso letture comuni e maestri comuni nel provare a vivere la stessa fede in luoghi così diversi.
Ritorniamo all’albergo per recuperare i bagagli e poi risalire al monastero per la messa delle 11. Piccolissima comunità fatta dai monaci, un sacerdote di Parigi che sta facendo un anno sabbatico qui e 7 suore francescane della visitazione che lavorano a Midelt e alla montagna presso i Berberi più poveri. Pensiamo alle messe celebrate oggi in valle e siamo uniti nella preghiera comune che annulla le distanze. Dopo la messa le suore ci dicono che conoscono un albergatore di Merzouga e ci invitano ad andare a prendere dopo il pranzo l’indirizzo.
Il pranzo in monastero è come sempre in silenzio con una lettura di sottofondo. In questo periodo stanno leggendo il diario del monastero di Tibirine. Sembra rivivere quei momenti di tensione e nello stesso tempo comprendere lo spirito che li ha spinti a rimanere in Algeria.
Ripartiamo che sono già le 14 e ci attendono 250 km di strada di montagna. Risaliamo a 1900 metri e riscendiamo a 1000 metri passando per delle valli che sembra essere nel Gran canyon. Paesaggi mozza fiato fino a trovare la grande duna che fa da contorno a Marzouga. Ci aspettano perché le suore hanno telefonato. La Ducati è arrivata anche in pieno deserto e ha toccato la sabbia. Bella sensazione.
Una buona cena ancora senza birra. Sarà per la prossima
Domani arriviamo fino a Ourzazade e ci attendono anche lì delle suore. Questo è il bello della chiesa che fa dimenticare tante altre cose (che succedono più vicino a Roma).
Buona notte e a domani
E' mezzanotte e prima di aprire il blog per vedere se avevate scritto qualcosa parlavamo della settimana faticosa che ci aspetta.Abbiamo letto dei vostri incontri e mentre le foto ci riempivano gli occhi le vostre parole si facevano meditazione anche per noi e ci alleggerivano il cuore. Grazie.
RispondiEliminaAldo e Rinalda
E'una gioia leggere questi appunti di viaggio, ci brillano gli occhi per le emozioni suscitate.Grazie perchè avete la pazienza di condividere con noi le vostre emozioni anche se siete stanchi ed infreddoliti.Grazie per le bellissime immagini che ci danno la possibilità di vedere luoghi meravigliosi che ci sarebbero sconosciuti. Graziella e Renato
RispondiEliminaNon fateci stare in pensiero...le divagazioni sono sicuramente fonte di emozioni e occasioni per scoprire luoghi e persone che recano forti emozioni,ma sicuramente in canonica a Sampeyre dormite più al caldo quindi cercate di non sbagliare la strada del ritorno. Scherzi a parte, davvero belle le foto e le parole, comprese quelle non dette ma trasmesse. Un abbraccio.A presto.
RispondiEliminaP.S. Tornate, la bandiera è uscita quindi baio si fa!!!!
I sentimenti che avete provato in questa giornata con le vostre parole diventano anche un po' nostri. Grazie di cuore!
RispondiEliminaUn abbraccio
Marcella e Sergio