Carissimi tutti,
non vi sembrerà vero ma oggi abbiamo vissuto una tappa
semplice e molto bella soprattutto nel finale attraverso l’accoglienza
ricevuta. Ma andiamo per ordine.
Partiamo con calma verso le 8 dopo una buona colazione e
uscendo dalla città ci troviamo immersi immediatamente in un forte harmatan
laterale. Per chi non sa l’harmatan è un tipico vento caldo che alza la polvere
sferzando senza sosta giornate intere. La polvere ti entra ovunque e la senti
anche sotto i denti e nel naso. Per chi è stato in Cameroun lo ricorda bene.
Viaggiare in due in moto forse aiuta almeno per il peso. I luoghi sono
veramente molto poveri e spesso ci troviamo a dirci nelle pause: ma cosa significherà
vivere tutta la vita in questi luoghi? Nascere, crescere, sognare, invecchiare
e morire? Solo la strada nelle sue veloci macchine sembra interrompere ritmi
lenti e vite segnate solo da tanti passi. Qui c’è solo polvere e baobab,
neanche la terra sembra poter produrre qualcosa.
Incrociamo la strada che avremmo dovuto fare se avevamo le
moto e ci diciamo che forse non sarebbe stata fattibile vista la finissima
sabbia che contraddistingue i primi 100km. Ci fermiamo in un piccolo paese dove
c’è una buona pompa di benzina e continuiamo, ci restano 280km. La strada resta
bella e continuiamo decisi. Oggi è domenica e per strada cammina gente che
forse va alla messa in qualche cappella, vestiti bene e a piccoli gruppi. Altri
incontri e tanta attenzione alle mucche e caprette che attraversano senza
chiedere permesso.
Altro aspetto molto interessante sono i resti della guerra
combattuta lungo questa strada che porta in Namibia, autoblindo e carri armati
distrutti lasciati a segno di ferite ancora molto aperte. I sacerdoti
incontrati sono tutti figli del tempo della guerra… Noi non riusciamo neanche a
pensare cosa possa voler dire.
Arriviamo alle porte di Lubango e facciamo benzina in una
grande stazione, ci permettiamo un panino e qualche bibita sorridendo alle
cameriere simpatiche e che ci raccontano che ultimamente sono passati parecchi
italiani.
Con calma ripartiamo e facciamo passare la macchina davanti
che ci guidi a destinazione: il vescovado. Parecchie deviazioni per lavori ci
fanno perdere la direzione ma riconosciamo parecchie cose viste nel 2015 e Dino
ci guida alla meta. Padre Maurizio, vicario generale che ha studiato a Palermo
ci riserva un’accoglienza eccezionale da amici di lunga data. Ci fornisce una
chiavetta per poter comunicare e ci accompagna al monastero delle Clarisse,
Nostra signora dell’Africa, dove ci troviamo. Anche qui l’accoglienza è ottima
e sembra di essere in una delle nostre case: tutto in ordine e pulito. Un’oasi
di pace e semplicità. Ci accordiamo per la cena e per la colazione di domani.
Alle 16.15 preghiamo – ascoltiamo – i vespri con loro e col vescovo mons.
Gabriele in visita al monastero. Alle 17 celebriamo la messa domenicale e
ricordiamo tutti coloro che abbiamo già incontrato, quelli che ci pensano,
quelli che ci accompagnano, quelli che ci permettono questo viaggio. Ora
attendiamo la cena che mangeremo in foresteria, abbiamo fatto bucato e ci
gustiamo silenzio mentre Roberto, Luca e… tutti fanno parole crociate.
Domani tappa lunga, partiremo presto per arrivare dal
vescovo di Sumbe a cui abbiamo fatto sapere del nostro anticipo.
Il morale è buono e sapendo che qui non avremmo trovato
birra, il nostro cassiere oggi ci ha pensato così Roberto e Luca sorridono
P.s. Dopo una lauta cena, ottima in qualità e quantità sbrighiamo
ancora alcune piccole cose di casa. Ci connettiamo sperando di avere credito
sufficiente per postare e farci leggere. Ci siamo ritirati nella foresteria e
sappiamo di non poter uscire fino alle 6 quando chiuderanno i cani. Le suore ci
hanno detto che sono pericolosi e di starci lontani. Buona notte e al prossimo
post
Domenica ho fatto partecipe D.Cornelio delle vostre notizie e foto.Vi saluta e vi accompagna con la mente e con il cuore. A tutti voi buon proseguimento. Alfredo
RispondiEliminaMi ricordo bene la chiesetta delle Suore, vista nel viaggio del 2015..
RispondiEliminaUn abbraccio a tutti
Maurilio