sabato 21 settembre 2019


Carissimi tutti,
non sappiamo bene come e quando riusciremo a postare questo messaggio perché dove siamo non abbiamo linea e chissà se ne troveremo una.
Siamo seduti in una piccola terrazza di un piccolo alberghetto che i salesiani come nel 2015 ci hanno trovato. Ma andiamo per ordine cercando di non dimenticare nulla di importante del vissuto.
Giovedì mattina abbiamo celebrato messa nella cappella delle suore prima della partenza per il porto. Momento sempre molto bello per dire eucarestia cioè gratitudine per il vissuto insieme. Già la sera ci avevano fatto una piccola festa di saluto con tanto di regali per ognuno di noi. Dopo la messa una buona colazione e partiamo per il porto. Tutti su una sola macchina, sembra una scatola di sardine: noi 7 più tre suore, l’autista e tutti i bagagli! Bellissimo, all’africana. Inoltre, se nei giorni precedenti già le suore ci prendevano in giro perché non abbiamo mai trovato traffico serio in città, questa mattina invece per percorrere circa 5km impieghiamo quasi un’ora. Sorridiamo e gustiamo gli ultimi momenti del caos assurdo ma vivente di Kinshasa. Paolo ci segue con la moto per un attimo viene speronato da un taxi, sono i più disperati e violenti nel viaggiare, un poliziotto che è lì si avvicina al taxista e lo minaccia con la baionetta, alla fine gli fora due ruote in un gesto violento e poco comprensibile. Le suore ci dicono che è ordinario nel traffico e la polizia che non può fare nulla si limita spesso a chiedere soldi o a intervenire in modo così violento per dire un potere. Anche loro, i poliziotti sono mal pagati, spesso neanche pagati e si arrangiano chiedendo soldi a tutti. Corruzione? Forse sì oppure semplice legge della sopravvivenza. Chi di noi andrebbe al lavoro se per mesi non è pagato o chi non si arrangerebbe se a casa ha famiglia da mantenere? Non è così facile rispondere e le risposte sarebbero sempre banali o limitatamente giuste.
Al porto che conosciamo dal 2015 e in cui eravamo stati fermi dalle 8 alle 15 in pochi attimi siamo all’imbarcadero. Non riusciamo a crederci, non è possibile. Sr. Micheline ha preparato tutto, ci aspettano con un motoscafo per noi dove carichiamo la moto e tutti noi. È spettacolare vedere il tutto e non crediamo ai nostri occhi. Un signore che conoscono ieri ha preparato tutto, per la moto il carnet era già preparato e troviamo i nostri passaporti timbrati e preparati. Anche le guardie doganali sono sorridenti e ci chiedono pure di fare una foto con loro. Siamo increduli… e sr Micheline è al settimo cielo vedendo che tutto è a posto. Così ci salutiamo e salutiamo anche Marco che resta a Kinshasa per rientrare sabato. La sua è stata presenza preziosa e bella tra noi e gliene siamo grati. I saluti sono commoventi il cuore pieno e gli occhi lucidi. È stata veramente una bellissima settimana, intensa vera fatta di imprevisti e di condivisioni profonde con le comunità che ci hanno accolto. Che bel dono poter viaggiare così. Abbiamo in cuore il lavoro umile e grintoso delle suore, il loro desiderio di formarsi, di lavorare e di condividere perché questo mondo così incasinato e a tratti tanto ingiusto dia possibilità a tutti di dignità e vita. Abbiamo in cuore il vissuto e tanti sorrisi ricevuti e tanti grazie che spesso ci hanno fatto pensare. Abbiamo anche in cuore un mondo che sembra perdere i pezzi ad ogni angolo ma che avanza, si arrabatta e spera. Ogni persona del caos vissuto porta in cuore qualche desiderio e speranza che lo fa avanzare anche quando il problema principale sembra essere quello della semplice sopravvivenza. Attraversando il fiume Congo che qui è di circa 2km abbiamo tempo di pensare e ammirare questa potenza della natura che qui finisce il suo corso dolce per gettarsi in una serie di rapide e cascate che lo portano all’oceano. Una forza dolce e che dà vita, ma anche che dietro l’angolo può distruggerti e triturarti senza pietà.
Appena arrivati sul pontile di Brazaville, troppo presto per la suora che ci aspettava per cui abbiamo passato la dogana da soli. Incasinata ma soprattutto per chi vuole a tutti i costi aiutare per farsi dare dei soldi. Comprensibile in questo contesto ma certamente fastidioso, bisogna sempre difendersi. Gli uffici invece abbastanza ordinati e precisi. Alle 10 siamo fuori dogana e aspettiamo la suora che arriva portandoci alla parrocchia st Pierre dove eravamo già stati nel 2015. Lì riusciamo a contattare Bolloré per la moto di Paolo e capiamo che però dobbiamo partire il giorno dopo per Pointe Noire: alle 15 abbiamo incontro con una signora che si occuperà della spedizione, signora contattata dal grande amico Gianluca Garzino che spesso ci ha aiutato risolvendoci problemi.
Decidiamo così di andare con sr Agnese alla loro casa in campagna a 23 km da Brazzaville e rientrare la sera. Così facciamo, in pochi km è subito un altro mondo, niente luce, strada già quasi impossibile adesso che non ci sono state piogge… Stiamo da lei fino a oltre le 20 perché l’autista che deve portarci a Ponte Noire non arriva con la macchina delle suore. Arrivato ci fa notare che c’è un problema alla macchina e con delle pile risolviamo. Speriamo che domani tenga, è un vecchio RAV4. La strada dicono sia molto bella e partiremo alle 5 molto carichi, proprio all’africana.
Rientriamo in città, facciamo il pieno e finalmente riusciamo ad andare a nanna.
Questo Congo comunque è già un altro mondo rispetto a Kinshasa, più ordinato con meno gente e meno caos. Ascoltiamo racconti e scopriamo che se è vero che tutto va un o’ meglio, il clima politico resta dittatoriale e difficile.
Anche oggi un’altra giornata intensa.  












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